I vegani sono gli eroi del XX secolo? Io dico di no e vi spiego perché. Alimentazione

Io mangio carne e non me ne vergogno. Certo, cerco di limitarne il consumo il più possibile perché sono consapevole che per produrre un chilo di manzo ci vogliono circa 15 metri cubi d’acqua, che l’alimentazione animale è parzialmente basata su prodotti agricoli e ciò diminuisce l’efficienza d’uso dell’energia catturata dalle piante e che l’allevamento animale è una delle fonti principali di gas serra. Ciò nonostante la consumo. Ad i “convertiti” ad una dieta vegetariana non posso che riconoscere la mia ammirazione poiché possiedono una forza di volontà ed un senso civile che probabilmente mi manca al momento. Sono a favore delle diete vegetariane o a basso contenuto di carne (non proteine animali, c’è una differenza!).

I vegani invece non li sopporto, o almeno quelli che conosco li trovo estremisti ed un po’ fanatici (opinione personale, non prendiamocela eh!). I vegani spesso sostengono che la loro dieta è la migliore e la più sostenibile per la terra, dal momento che evita tutti i prodotti di allevamento. Tuttavia, alcuni ricercatori americani, guidati da Christian Peters della Friedman School of Nutrition Science and Policy di Boston, hanno scoperto che anche se riducendo l’assunzione di prodotti animali fa aumentare la quantità di persone che possono essere supportati dai terreni agricoli esistenti, evitare tutti i prodotti animali in realtà non è la soluzione ottimale per un uso più sostenibile delle risorse globali.

I ricercatori hanno comparato la sostenibilità di 10 diete: la dieta vegana, due diete vegetariane (lacto vegetariana ed ovo-lacto vegetariana), quattro diete onnivore (che variano in quantità di carne consumate), una a basso contenuto di grassi e zuccheri, ed una sul modello della tipica dieta americana moderna. Per far ciò hanno calcolato quante persone potrebbero essere alimentate con i terreni attualmente coltivati o, al contrario, quanto suolo in più sarebbe necessario per soddisfarre una sufficiente produzione di tutti i prodotti che caratterizzano le diete studiate. Lo studio è incentrato sugli Stati Uniti d’America e la sua assunzione di fondo è che tutto il paese sia nutrito con quella dieta. Ma attenzione, quando si parla di suoli per la produzione di alimenti è bene notare che non tutti i terreni disponibili sono adatti per la crescita di piante agricole. Sul nostro pianeta ci sono tre tipi principali di suoli per la produzione di alimenti:

Pascoli, non adatti per la coltivazione, ma fondamentali per l’alimentazione degli animali.

Terreni agricoli a coltivazione perenne, dove i cereali ed altre colture sono cresciute per tutto l’anno. Anche in questo caso, parte della produzione, come il fieno, è destinata al bestiame.

Infine, vi sono i suoli agricoli ortofrutticoli che ospitano di solito verdure, frutta e noci. In questo caso non ci sono prodotti direttamente usati nell’ alimentazione animale ma nel post-raccolta non è raro che parte della produzione “non utilizzabile” venga riutilizzata nell’ alimentazione animale.

Come è possibile che il “veganesimo” non sia la dieta più virtuosa?

Lo studio sottolinea che di tutte le diete, il veganismo si distingue perché non “sfrutta” parte dell’energia catturata dal sole dalle piante. Tutti i terreni marginali o poco produttivi utilizzati per la produzione animale ma poco adatti all “agricoltura vegetale” non verrebbero sfruttati nel caso di una dieta vegana globale. Il caso eclatante sono i pascoli, inutilizzabili per la produzione di colture ad alto contenuto calorico come patate, cereali ed affini. Infatti secondo gli stessi ricercatori la sostituzione delle proteine derivanti dal consumo di uova e latticini richiederebbe in alcune parti del mondo l’estensione delle coltivazioni andando in conflitto con la preservazione dell’ambiente. Inoltre il processo necessario a produrre prodotti sostitutivi a carne, uova e latte necessitano un massivo quantitativo di energia e risorse. Di conseguenza, sulla base di queste considerazioni, Christian Peters e il suo gruppo di ricercatori hanno concluso che la dieta vegan non è la migliore o la più sostenibile. Infatti ben quattro diete, entrambe le diete vegetariane e le due diete onnivore con il consumo di carne più basso, potrebbero, stando ai parametri scelti per questa ricerca, nutrire più persone e quindi essere la scelta più sostenibile a lungo termine per l’umanità. La mia opinione è che, come spesso succede, le posizioni “estreme” come il veganesimo o di coloro che divorano fin troppa carne sortiscono i risultati peggiori, o perlomeno indesiderati. Il mio invito è quindi quello di ponderare attentamente ciò che si mangia, in particolare la carne, per rendere il pianeta più sano e possibilmente (ma non necessariamente) passare ad una dieta principalmente vegetariana (se siete più forti di me!) ma anche stare attenti alla trappola del veganesimo!

Per saperne di più su queste studio, leggete questo articolo.


Sono uno studente di “Agraria & Affini” originario di Milano con una grande passione per la parte scientifica che sta dietro al mondo agreste. In particolare m ‘intriga tutto ciò che riguarda le piante, come funzionano e come interagiscono con l’ambiente esterno. Questo mi ha spinto a fare un master in Plant science alla Wageningen University specializzandomi in theoretical plant ecology and production. Attualmente sto investigando i meccanismi con cui una malerba parassita affligge la crescita del riso.

Uno dei miei obiettivi scrivendo in questo blog è di ridare dignità al mondo agricolo, in particolare nel contesto italiano dove spesso è visto in modo distorto come qualcosa di poco serio e di sicuro ne nobile ne prestigioso.

LinkedIn

Researchgate ( non c’è molto da vedere al momento purtroppo!)

Lascia un commento