
Avete mai pensato di caricare il vostro cellulare collegandolo al suolo?
Beh, a quanto pare dovremo farci l’abitudine.
Con una popolazione mondiale in aumento e la domanda energetica in forte crescita, con risorse energetiche fossili non distribuite equamente, in esaurimento e non sostenibili, e con quelle rinnovabili ancora molto spesso in competizione con la produzione di cibo, Marjolein Helder e David Strik hanno pensato di produrre energia chiedendo aiuto alle piante.
Così nel 2009 nasce Plant-e, uno spin-off del dipartimento di Tecnologie per L’Ambiente all’ Università di Wageningen (Paesi Bassi).
Il principio si basa sull’interazione pianta-microrganismo.
Ovvero, gli avanzi organici della fotosintesi clorofilliana vengono naturalmente espulsi dalla pianta, secreti nel suolo, dove i microrganismi non si lasciano scappare la ghiotta opportunità di cominciare ad utilizzare questa sostanza organica per ricavarne energia, rilasciando così elettroni.
Grazie a degli elettrodi, questi elettroni vengono raccolti ed elettricità viene generata grazie alla differenza di potenziale che va creandosi. Le celle a combustile microbico vegetali (plant-microbial fuel cell) permettono tutto ciò.
È facile capire come questo metodo di produrre elettricità, sfruttando la capacità della pianta di creare composti organici dall’ energia solare, trovi le più svariate applicazioni.
Dai tetti degli edifici e dalle rotonde stradali alle aeree naturali, con particolare riguardo a quelle zone dove le popolazioni non hanno ancora accesso alla corrente elettrica (circa 1,2 miliardi di persone).
Esempio: il sistema sarebbe utilizzabile su ogni terreno inadatto alla coltivazione, il che in Olanda fa presagire ad un miglior uso delle sue (molte) zone paludose. Non solo, sarebbe possibile produrre elettricità anche continuando a coltivare, ossia continuando a produrre cibo.
È stato calcolato che entro il 2020, l’adozione delle celle a combustibile microbico-vegetali nel 4 % delle terre paludose olandesi sarebbe abbastanza per soddisfare il 20 % del fabbisogno di energia elettrica, in modo sostenibile. Non solo, il 15 % delle zone paludose mondiali potrebbero trasformarsi in fonti di energia, in grado di coprire l’intero fabbisogno mondiale.
Il ministero dell’Interno Olandese, le municipalità di Ede e Wageningen hanno creduto in questo progetto e sono stati i launching customers di Plant-e, nonostante sia ancora una tecnica da migliorare e non economicamente conveniente. Lo sarà, presto.
Per chiunque fosse interessato ai dettagli, consiglio spassionatamente la lettura di questa pubblicazione:
http://www.biotechnologyforbiofuels.com/content/5/1/70/
Commenti
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Tecnologia molto interessante. Visto che siamo i maggiori produttori europei di riso, mi piacerebbe capire se è pensabile una applicazione in risaia (il video ne accenna alla fine) salvaguardandone la produttività e senza complicare le tecniche colturali, e considerando che la risaia non è sempre allagata. Grazie!