The great green wall: un’azione concreta contro la desertificazione Ambiente

Con il termine desertificazione, non si intende l’avanzamento del deserto (in quel caso si parla di desertizzazione), bensì si vuole definire un insieme di processi di degradazione di un terreno, legati a molteplici cause, che investe ambienti non di esclusiva pertinenza delle zone già desertiche.

La desertificazione è un fenomeno di proporzioni planetarie, infatti:

  • oltre il 75% della superficie terrestre è già degradata e questa percentuale potrebbe raggiungere il 90% nel 2050;
  • Ogni anno si assiste al degrado di una superficie pari alla metà di quella dell’Unione Europea, equivalente cioè a 4,18 milioni di m2. L’Africa e l’Asia sono i continenti più colpiti (come possiamo vedere dalla foto riportata di seguito);
Foto 1: mappa della vulnerabilità alla desertificazione nel mondo (fonte: U.S. Department of Agricolture).

Foto 1: mappa della vulnerabilità alla desertificazione nel mondo (fonte: U.S. Department of Agricolture).

  • Per l’Unione Europea il costo economico della degradazione del suolo è stimato nell’ordine di decine di migliaia di euro all’anno;
  • Si ritiene che entro il 2050 il degrado del suolo e i cambiamenti climatici determineranno una riduzione del 10% dei raccolti mondiali;
  • Si stima che nel 2050 fino a 700 milioni di persone saranno sfollate a causa di problemi legati alla scarsità delle risorse del suolo, entro la fine del secolo questa cifra potrebbe toccare addirittura i 10 miliardi.

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_18_4202

LE PRINCIPALI CAUSE DEL FENOMENO

Tra le cause naturali, quelle principali sono senza dubbio riconducibili al clima (precipitazioni, variazioni di temperatura, vento, ecc.), dato che questo regola le condizioni di vita della vegetazione ed, indirettamente, influisce sulla desertificazione attraverso altri fenomeni da esso causati o incrementati. Per quanto riguarda il suolo, la riduzione di biomassa, oltre a rendere un suolo particolarmente esposto agli agenti erosivi (acqua e vento), è fattore di incremento di aridità del clima , dal momento che induce una diminuzione di sequestro di carbonio (uno dei meccanismi più efficaci di regolazione dell’effetto serra) e un aumento dell’albedo della superficie terrestre.

Le cause antropiche che contribuiscono in modo più o meno determinate al degrado e alla desertificazione del suolo sono principalmente connesse allo sfruttamento eccessivo delle aree a pascolo, a errate pratiche di irrigazione che provocano la salinizzazione del terreno e alla deforestazione.

LA SITUAZIONE ITALIANA

L’Italia rientra tra i Paesi interessati dal fenomeno della desertificazione, che coinvolge in misura più o meno elevata circa il 20% del territorio. Come possiamo vedere dalla foto riportata di seguito, le regioni più “sensibili” a questo tipo di degrado del suolo sono la Puglia, la Sicilia e la Sardegna.

Le numerose aree soggette a desertificazione sono accomunate dalla progressiva riduzione dello stato superficiale del suolo e della sua capacità produttiva e funzionale. Infatti se un suolo coltivabile, per qualche ragione viene degradato, cioè reso improduttivo, affinché possa ripristinarsi naturalmente occorrono tempi molto lunghi. Si stima che debbano trascorrere parecchie centinaia di anni perché possa riformarsi uno strato di una trentina di centimetri.

Foto 2: mappa della sensibilità alla desertificazione del territorio italiano (fonte: ministero dell’Ambiente e Università della Calabria, Dipartimento di Ecologia).

Foto 2: mappa della sensibilità alla desertificazione del territorio italiano (fonte: ministero dell’Ambiente e Università della Calabria, Dipartimento di Ecologia).

THE GREAT GREEN WALL

The great green Wall è un movimento a guida africana con la grande ambizione di far crescere la Grande Muraglia Verde, un cordone vegetale lungo quasi 8 mila chilometri e largo circa 15 chilometri che attraversa l’Africa in tutta la sua lunghezza (vedi foto).

Foto 3: estensione della Grande Muraglia Verde

Foto 3: estensione della Grande Muraglia Verde

Dopo circa dieci anni, il 15% della foresta è già stata piantata e sta riportando in vita paesaggi degradati dell’Africa subsahariana, poiché garantisce a milioni di persone che vivono lungo il suo tracciato sia una sicurezza alimentare e sia posti di lavoro, il tutto convogliando in un motivo concreto per rimanere. La Grande Muraglia Verde viene costruita nella regione del Sahel, sul margine meridionale del deserto del Sahara, uno dei luoghi più poveri della Terra. Più di altre regioni del pianeta, il Sahel è sensibile al cambiamento climatico e milioni di nativi ne stanno già affrontando l’impatto devastante.

Leggendo un articolo di Bamba, A., et.al. 2019 (https://link.springer.com/content/pdf/10.1007%2Fs00704-018-2589-z.pdf) si può capire come, grazie alla forestazione, le precipitazioni potrebbero aumentare tra i 2 e i 4 millimetri al giorno sulle aree boschive, se fosse estesa ancora più a nord. Il raffreddamento della temperatura che si osserva nell’area forestata è spiegato da una diminuzione del flusso di calore terrestre, legato alla riduzione dell’albedo superficiale.

Una volta completata, la Grande Muraglia Verde (intuizione di Richard St. Barbe Baker nel 1952) sarà la più grande infrastruttura vivente del pianeta, tre volte più estesa della Grande barriera corallina. Una soluzione convincente per molte minacce urgenti che incombono non solo sull’Africa, ma sull’umanità intera. Può aiutare a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, la siccità, le carestie, i conflitti e le migrazioni.


” In natura non ci sono né ricompense né punizioni, ci sono conseguenze” Cit. Robert Green Ingersoll.

Laureato magistrale classe 1993, fin da piccolo coltiva l’interesse per i temi ambientali. Alle scuole superiori ottiene un riconoscimento dal Rotary Club International di Pistoia – Montecatini Terme del premio “Serietà e impegno”. É specializzato nella gestione sostenibile dell’agroecosistema presso l’Università degli Studi di Firenze. Negli anni universitari si è appassionato alle capacità che hanno le piante nel contrastare il climate change nell’ambiente urbano, grazie alla passione trasmessagli dal prof. Ferrini. Inoltre, ha partecipato al Moscow Flower Show 2020 presentando il progetto “SmartRainGarden for Moscow”. Ha conosciuto l’Accademia dei Georgofili durante gli anni universitari. Ha partecipato a numerosi convegni e ritiene l’accademia un fiore all’ occhiello per la divulgazione scientifica, sia a livello nazionale che internazionale.

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