
Al via il Progetto integrato di filiera in provincia di Lucca che mira a ridurre il rischio di aflatossine nei cereali a uso zootecnico con metodi innovativi tra cui l’ozonazione in atmosfera controllata e l’inoculazione di funghi atossigeni
La sottomisura del PSR 16.2 della Regione Toscana, denominata “Sostegno a Progetti pilota e di cooperazione”, può essere un utilissimo strumento per l’agricoltura nazionale in quanto il suo scopo principale è quello di apportare e trasmettere innovazione tecnologica e metodologica dal mondo della ricerca/tecnica alle realtà del territorio.
La sottomisura, infatti, è finalizzata a:
• promuovere progetti pilota che diano risposte concrete alle imprese, promuovendo la sperimentazione e la verifica dell’applicabilità di tecnologie, tecniche e pratiche in relazione ai contesti geografici e/o ambientali della Toscana.
• promuovere progetti di cooperazione tra due o più soggetti che diano risposte concrete alle imprese favorendone la competitività attraverso l’adattamento e l’introduzione di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie già esistenti e collaudati, ma non ancora utilizzati.
L’operazione, dunque, concede un sostegno a forme di cooperazione formalmente costituite che prevedano una collaborazione tra differenti soggetti e siano finalizzate ad adattare e sviluppare nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie nel settore agricolo, agroindustriale, forestale volti ad un miglioramento quali-quantitativo delle produzioni, alla riduzione dei costi di produzione, al miglioramento delle performance rispetto alle problematiche della sostenibilità ambientale.
All’interno del PIF “G.I.R.A. per la Piana Lucchese”, di cui ho scritto in Luglio (http://blog.georgofili.it/g-r-un-pif-la-gestione-del-rischio-aflatossine/), ha attivato al suo interno un progetto di cooperazione e innovazione presentandolo in sede Regionale. Il progetto, finanziato per il 90%, vede la presenza di aziende cerealicole della piana di Lucca e di Pisa, di enti di ricerca (Università di Pisa e Scuola Superiore Sant’Anna), di una spin off dell’Università di Piacenza (Horta srl) e dell’amministrazione del Comune di Capannori.
Di seguito vi propongo un articolo che ho redatto per il Comune di Capannori e pubblicato dalla rivista online Agronotizie.it. In calce, il link dell’articolo.
Del Pif Gira per la Piana Lucchese si era già parlato a giugno, quando il Comune di Capannori, in provincia di Lucca, ha presentato il progetto al mondo dell’agricoltura.
Tra gli investimenti del Pif finanziati dal Psr della Regione Toscana è rientrato anche un progetto di cooperazione e innovazione (misura 16.2) denominato ‘Gira – Gestione integrata rischio aflatossine‘ che ha come obiettivo il contenimento delle aflatossine in due dei comparti agricoli di maggior rilievo sulla piana Lucchese: cerealicoltura e zootecnia.
La piana lucchese, storico territorio rurale in cui i seminativi e la piccola attività zootecnica sono intimamente connessi, produce eccellenze alimentari tipiche del territorio. Questa connessione però, non è dispensata da dover affrontare le criticità che sono comuni in tutto il territorio nazionale.
Fra queste la problematica delle aflatossine, sostanze prodotte da microfunghi che contaminano il mais riducendone la salubrità, ripercuotendosi così negativamente sulla qualità dei prodotti della filiera zootecnica.
In particolare nel progetto è prevista la valutazione a scala aziendale e pilota di innovazioni per contrastare l’insorgenza dell’infezione da parte di Aspergillus flavus – uno dei principali funghi responsabili della contaminazione da micotossineaflatossine – e lo sviluppo e la diffusione delle tossine sia in fase di coltivazione che di post raccolta.
Uno dei metodi sperimentati è la lotta in campo all’Aspergillus flavus, uno dei principali funghi responsabili della contaminazione da aflatossine.
Il controllo di questo fungo può essere considerato un vero e proprio esempio di lotta biologica: vengono effettuati trattamenti, direttamente sulla coltura di mais, a base di AF-X1, un ceppo atossigeno di Aspergillus che non produce aflatossine solato e selezionato nei terreni italiani.
Questo ceppo, a differenza della maggior parte di quelli presenti nell’ambiente, non produce tossine pur essendo estremamente competitivo e vitale, cioè in grado di svilupparsi più in fretta degli altri ceppi di Aspergillus presenti nell’ambiente.
Una volta distribuiti e insediati sulla coltura, AF-X1 agisce come antagonista dei ceppi che producono aflatossina, impedendo loro di colonizzare e contaminare le spighe. In questo modo, il trattamento permette di ridurre il rischio che l’infezione della pianta si traduca nello sviluppo di alti livelli di aflatossina.
L’altro metodo sperimentato è l’uso dell’ozono per preservare o sanificare i prodotti dalla contaminazione.
L’effetto positivo dell’ozono sulla degradazione delle micotossine e del rischio di infezione da patogeni è noto da tempo, tuttavia i costi eccessivi hanno reso proibitiva l’applicazione del metodo a livello industriale.
Oggi però, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, è possibile effettuare trattamenti in atmosfera controllata mediante l’utilizzo di ozono anche in ambito alimentare ed infatti la tecnologia si sta diffondendo già a livello dello stoccaggio di prodotti vegetali e frutta da consumo fresco.
Così il progetto prevede l’installazione di un dispositivo pilota per la decontaminazione di granella di mais in fase di stoccaggio o pre-stoccaggio.
La granella sarà analizzata al fine di determinare il contenuto iniziale in aflatossine e quindi sarà inserita nel silos, trattata e prelevata in tempi diversi in modo da determinare l’efficacia del trattamento in funzione di concentrazioni di ozono e tempi di ritenzione variabili.
I campioni prelevati saranno sottoposti ad analisi per la determinazione del contenuto di aflatossine e per la determinazione di altri aspetti qualitativi che possano essere stati alterati durante il trattamento. Una volta determinato il dosaggio ed il tempo di trattamento opportuno altri campioni saranno trattati, analizzati ed utilizzati quindi per le prove di alimentazione degli animali nelle prove zootecniche.
“Indubbiamente – ha detto Andrea Serra, professore dell’Università di Pisa, responsabile delle prove zootecniche all’interno del progetto – ci sono risultati positivi per quanto concerne la riduzione della contaminazione da micotossine da Aspergillus flavus con ozono”.
“Essendo però l’ozono un potente ossidante – spiega Serra – è importante verificare l’assenza di potenziali effetti indesiderati sui prodotti zootecnici che derivano dall’alimentazione degli animali con mais trattato. Per far questo abbiamo previsto di effettuare due test”.
Il primo test verrà effettuato sul sangue di vitelle/vitelli appena svezzati. Su questo, saranno rilevati alcuni parametri utili alla valutazione dello stress ossidativo e del benessere degli animali. E’ stato previsto di effettuare tali rilievi ematici allo scopo di verificare, oltre che l’efficacia dei due trattamenti sul livello di contaminazione da micotossine, anche gli eventuali effetti che gli stessi possano avere sulla cariosside di mais e, conseguentemente, sullo stato di benessere degli animali e sulle produzioni da essi derivate.
Si può infatti ipotizzare che il trattamento con ceppo atossigeno di Aspergillus flavus e quello con ozono, possano generare alcuni effetti sulla componente lipidica, come ha precisato Serra.
Il secondo test sarà effettuato su pollo; saranno formulate diete contenenti mais non trattato, mais sanificato mediante ozono, e mais trattato con ceppo di Aspergillus flavus atossigeno.
Il test verrà effettuato su 20 animali per gruppo. Da ciascun gruppo verranno preparati tre hamburger. Dopo 3 giorni di conservazione in frigo su ciascun campione verranno effettuate le analisi per la determinazione delle aflatossine. Oltre a queste, verrà determinata la composizione in acidi grassi, e lo stato di ossidazione della componente lipidica.
Anche in questo caso la scelta della tipologia di preparazione della carne è fatta in quanto l’hamburger è la preparazione della carne maggiormente soggetta all’ossidazione e, quindi, più idonea a far emergere eventuali effetti negativi indesiderati derivanti dai trattamenti ricevuti dalla granella di mais.
Uno degli obiettivi del progetto, infatti, oltre alla verifica dell’efficacia delle tecniche di abbattimento delle micotossine sulla granella di mais, è quello di certificare presso il consumatore gli alimenti destinati al consumo umano attraverso test specifici in azienda per la valutazione, non solo della presenza delle micotossine nel latte e nella carne, ma anche delle caratteristiche chimico nutrizionali e dell’equilibrio dello stato di ossidazione degli alimenti derivanti da bovini da latte e da avicoli.
http://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2017/11/22/ridurre-le-aflatossine-il-progetto-pilota-del-pif-gira/56459