
Mi chiamo Clemente Pellegrini, l’agricoltura è la mia passione ed il mio lavoro. Da pochi mesi, sono stato eletto a rappresentare l’ANGA Toscana, i giovani di Confagricoltura.
Noi giovani ci sentiamo spesso trattati come uno slogan. Tutti parlano di noi, ma intanto le condizioni per realizzare noi stessi sfumano sempre di più. In Italia in generale e in Toscana in particolare. L’azione netta della politica è, quindi, contro i giovani.
Ed il PIT è un documento contro i giovani.
Cos’è il PIT? E’ il piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico, cioè il documento, detto in estrema sintesi, che prescriverà cosa si può coltivare e cosa no nelle diverse aree regionali.
Un documento contro i giovani perchè ostacola, se non impedisce, la possibilità di fare impresa in Toscana. E’ un documento che sancisce l’impossibilità di scegliere in libertà cosa coltivare. Un documento in cui, in una delle redazioni via via aggiornate, si legge che bisogna “mitigare la viticoltura in Chianti”. Perchè? I vigneti sono bellissimi, la gente si ferma sulle nostre strade per fotografarli. Forse sono meno belli i recinti che dobbiamo fare per proteggiarli dalle specie ungulate alloctone che, grazie in primis alle politiche regionali, stanno infestando e devastando il nostro ecosistema annientando la fauna autoctona, tra l’altro.
Si vuole un’agricoltura non più impresa, non più sostenibile, preconfezionata. Che però non esiste, non può esistere nè resistere.
Se il PIT fosse stato sempre in vigore non avremmo avuto nè viti nè olivi in Toscana, in quanto piante di antica importazione.
Il paesaggio agricolo è cangiante per definizione e l’agricoltore toscano è stato sempre costretto e stimolato ad adeguare il suo sistema di coltivazione alle nuove condizioni climatiche, ambientali ed economiche.
La stessa Regione Toscana, che ha delegato la predisposizione del Piano all’assessorato all’urbanistica e non all’agricoltura, forse perchè vuole urbanizzare ancora più SAU, ai tavoli sul PSR si è accorta che la problematica dell’agricoltura ha un nome preciso: abbandono.
Noi giovani agricoltori ci sentiamo trattati come fossimo dei capitalisti, quando chi ha stilato questi documenti ha redditi di gran lunga superiori ai nostri senza i rischi d’impresa che noi ci accolliamo, dando anche lavoro, coi nostri soldi, a tante persone.
Il paesaggio agricolo credo debba essere “de-estetizzato”. La parola l’ho presa in prestito dal Professor Salvatore Settis che ho avuto il piacere di ascoltare poche settimane fa presso la celebre Accademia dei Georgofili.
Se la Regione Toscana vuole preservare la propria agricoltura, che sta perdendo, deve cambiare.
Tanto.
Noi giovani siamo molto preoccupati, ma saremo gli ultimi a mollare, perchè questa terra vogliamo sia nostra, sia sempre bella, sempre coltivata con attenzione per i prossimi decenni.
#PITcontroigiovani
Clemente Pellegrini