
Si parla spesso ormai di modifiche genetiche, OGM, biotecnologie riguardo alle piante, ma si dimentica quasi sempre che le stesse tecniche di ingegneria genetica sono applicabili agli animali. Qualche mese fa avevo letto un curioso articolo pubblicato su Nature, che i recenti articoli di questo blog mi hanno ricordato.
In sostanza un team di scienziati cinesi e coreani, capitanato dal biologo Jin-Soo Kim della Seoul National University, sono riusciti a far sviluppare nei suini il carattere cosiddetto della “doppia coscia” o doppia muscolatura, tipico delle vacche di razza Blu Belga. La chiave per creare questi suini è la mutazione del gene codificante la miostatina (MSTN). Il gene “normale” inibisce la crescita delle cellule muscolari, mantenendo una dimensione normale del muscolo. In alcune vacche, e altre specie, il gene delle miostatina è mutato e ciò permette alle cellule muscolari di proliferare. L’effetto è quello che si vede nella foto iniziale (se cercate “miostatina” su google nella parte immagini, ne vederete delle belle, sia su tori che cani, foto che resentano l’uso di photoshop). Per introdurre questa mutazione nei suini è stata usata una tecnica chiamata TALEN che consiste in un enzima legato ad una proteina. La proteina guida l’enzima nelle cellule verso il target, cioè l’ MSTN, permettendogli di “tagliarlo”. I sistemi naturali di protezione e ripristino del DNA, rimettono in ordine il DNA, ma in alcuni casi “perdono” o aggiungono alcune paia di basi rendendo il gene inattivo. I dati specifici di questo caso non sono ancora stati precisamente pubblicati, ma le investigazioni preliminari sembrano confermare i benefici tipici della doppia coscia nelle bovine, anche su questi esemplari. Oltre ai benefici riguardanti la magrezza della carne e la maggior produzione a capo, si mostrano però anche nuovi problemi: i problemi alla nascita dovuti alla grandezza dei suinetti hanno causato problemi di salute ai nati tanto che solo 13 su 32 sono riusciti a sopravvivere fino all’ottavo mese di età. La tecnica è solo all’inizio dello sviluppo su questi tipi di animali, per cui è normale incappare in alcune complicazioni, ma l’idea rimane molto interessante soprattutto per il futuro. Questa tecnica potrebbe facilmente venire incontro infatti alla necessità di aumentare le produzioni, ma diminuendo gli impatti sull’ambiente.
Come abbiamo visto questi suini sono stati quindi “realizzati” modificato un solo gene del loro corredo di partenza, un cambiamento molto meno invasivo rispetto a quello che avviene nel DNA durante una tecnica di miglioramento genetico “tradizionale”. Per questo gli autori si auspicano che gli organi istituzionali, che dovranno approvare o meno questo animale per l’alimentazione umana, possano essere più indulgenti. E’ giusto ricordare però che fino ad ora nessun animale modificato geneticamente è mai stato approvato per il consumo umano. Emblematico è l’esempio dell’ AquAdvantage Salmon, il salmone atlantico a sviluppo precoce che per 20 anni è rimasto (ed lo è ad oggi) nel limbo delle approvazioni di USDA ed FDA. Nel 2013 sembrava quasi completato l’iter, quando l’FDA diede il via libera alla commercializzazione rimandando ad altri organi la regolamentazione del commercio e dell’allevamento. Ovviamente questo ulteriore step si è ad ora perso. In sostanza questo salmone, grazie all’aggiunga di un gene proveniente da un salmone selvatico e di un promotore derivante da un altro tipo di pesce, ha la capacità di arrivare alla pezzatura commerciale, circa 3 kg, in 550 giorni o poco meno a confronto del salmone classico che raggiunge quel peso in 750 giorni. Il tutto permesso ovviamente da una miglior conversione dell’alimento e quindi da un IPG molto maggiore ma con meno alimento in proporzione.
Insomma, le prospettive sono molto ampie, è giusto provare ad essere visionari, ovviamente avendo la coscienza di saper distinguere ciò che può essere utile da ciò che non lo è. E’ evidente per esempio che avere la doppia coscia nei suini più produttivi è un enorme beneficio, ma se il prezzo è la morte di più della metà di essi per problemi al parto, il beneficio si annulla. Ogni tecnica è sempre una freccia al nostro arco, ma è sempre giusto e “umano” guardare i benefici e i costi di ciò a cui si sta puntando. Si corre se no il rischio di puntare sulle biotecnologie solo per il gusto di farlo, cosa controproducente per chiunque. Il mio non è ovviamente un attacco alle tecniche di ingegneria genetica, ma al clima da tifosi che ci sta dietro, cioè di pro e contro a prescindere che rischia di impedire la reale discussione.
A tal proposito è interessante citare alcuni animali modificati geneticamente su cui si sta lavorando nel mondo e la loro utilità per l’uomo:
- EnviroPig, maiale che è in grado di digerire in modo molto più efficiente il fosforo delle piante, attraverso la produzione dell’enzima fitasi dalle ghiandole salivari (che non si trova nei suini normali). Si parla infatti sempre di inquinamento da azoto, ma un altro grosso problema è proprio quello del fosforo che sarebbe diminuito con questo nuovo suino. Inoltre ciò diminuirebbe il costo di razione dei suini che spesso vengono alimentati con integratori a base di fosforo prontamente disponibile.
- Aumento degli omega 3 nella carne di maiale, con evidenti benefici dovuti ai sempre più osannati omega 3.
- Gatti ipoallergenici, attraverso l’eliminazione della glicoproteina che causa allergia.
- Zanzare resistenti alla malaria, cioè incapace di trasmetterla all’ospite punto.
- Latte di vacca senza beta-lattoglobulina, cioè la siero-proteina che causa più allergie nei bambini.
- Suini con organi più “umani” in modo che possano essere utilizzati come donatori per i trapianti.
Questo sono solo alcuni esempi, quelli che mi hanno colpito di più, ma credo che se ne possano trovare molti altri.