
Ho letto con molto interesse i profili dei partecipanti a questo nuovo blog. Vi ho trovato molti spunti, molte idee e molte diverse opinioni. Ma ci sono alcuni temi che tornano spesso e che mettono in luce molti aspetti importanti dell’agricoltura, sia positivi che negativi.
La prima parola, la più ricorrente, è passione. È questo probabilmente il motore più grande che porta nuove braccia nei campi e che consente a chi è già agricoltore di continuare l’attività nonostante i numerosi problemi. Ma la passione non basta, essere agricoltore oggi richiede molto di più ed ecco che tanti lamentano una certa incapacità imprenditoriale. Molti si ritrovano oggi a gestire le aziende ereditate dai genitori diventate nel tempo sempre più grandi, con fatturati di centinaia di migliaia di euro. Per riuscirci con successo è sempre più necessario aggiornarsi costantemente in numerosi campi, e non solo su questioni tecniche. All’imprenditore agricolo di oggi si richiede, come per tutti gli imprenditori di ogni settore, preparazione sulla gestione aziendale, sulle normative, sul marketing, sull’efficienza, sulla capacità di pianificare le scelte ecc. Ed in quest’ottica è ritenuto da tutti fondamentale l’apporto di innovazioni in azienda. Più investimenti in innovazione consentono una maggiore efficienza produttiva e quindi una migliore competitività per riuscire a stare a galla in un momento molto difficile come questo. Ma in questo processo c’è un nemico unanimemente riconosciuto nella burocrazia. È un problema europeo ed ancor più italiano, che si mette di traverso e ostacola le attività imprenditoriali. La politica dovrebbe accorgersi che ostacolare chi vuol fare impresa significa mettere i bastoni tra le ruote non solo alle imprese stesse, ma anche allo sviluppo economico dell’intero paese.
C’è poi la forte consapevolezza dell’importanza dell’agricoltura a fronte dell’aumento della popolazione mondiale, prevista a 9 miliardi nel 2050. C’è poco da fare, per sfamare tutte queste bocche serve più agricoltura. Si possono fare molte considerazioni su come dovrà evolvere il sistema agricolo per raggiungere l’obiettivo, ma il punto fermo è che l’agricoltura sarà sempre più importante nei decenni a venire. Tutti citano la sostenibilità: questa evoluzione dovrà sicuramente avvenire rispettando le tre declinazioni di sostenibilità, ambientale, economica e sociale. Il venir meno di una di queste non permetterebbe un risultato che possa portare benessere all’uomo nel rispetto dell’ambiente.
Infine tanti propongono, e mi aggiungo al coro, un evento (convegno?) da tenersi a fine annata agraria che abbia la finalità di analizzare accadimenti, problemi, tendenze che si sono verificati durante l’anno. Sarebbe un bel modo per condividere con un pubblico più ampio e arricchire le discussioni che partiranno dal nostro blog.
Quindi… ci vediamo a San Martino!
Commenti
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Ciao Paolo, l’articolo è molto interessante!
Hai citato la parola “sostenibilità” e le sue ancor più importanti 3 declinazioni; personalmente penso che oggi giorno ci sia una grande confusione attorno a questo termine. Assistetti qualche tempo fa una relazione del presidente onorario, all’epoca ancora presidente, dei Georgofili il Prof. Franco Scaramuzzi, voce illustre e sempre vicina ai temi attuali, discutere a proposito dei questo termine da molti (sopratutto in Italia) mal interpretato. La domanda che avrei voluto porgli è questa che pongo ora a te: la Sostenibilità sta creando un processo di sviluppo? In soldoni, gli investimenti e i cambiamenti conseguenti ad una politica sostenibile sono coerenti con i bisogni futuri?
Spero di essere stato chiaro, Grazie mille Bernardo
Grazie Bernardo per lo spunto. La mia risposta è che la sostenibilità dovrebbe creare sviluppo. Questo però è possibile solo se vengono prese in considerazione tutte le 3 famose declinazioni. I più pensano sostenibilità = sostenibilità ambientale. Bisogna invece fare in modo che qualsiasi azione intrapresa sia sostenibile dal punto di vista ambientale ma soprattutto economico, perché se non lo è facilmente non avrà successo e non sarà duratura. Se ci sono sostenibilità ambientale ed economica probabilmente c’è anche quella sociale, ma non va dato troppo per scontato.
Nel passato si è fatto l’errore di pensare solo alla sostenibilità economica, che ha portato a gravi squilibri ambientali e sociali. Adesso non dobbiamo fare l’errore di sbilanciarci sull’ambiente lasciando perdere gli altri aspetti.
Solo in questa logica è possibile uno sviluppo che risponda ai fabbisogni futuri, un investimento sostenibile deve apportare un miglioramento all’ambiente, un miglioramento economico e un miglioramento dello stato sociale.