OGM ISTRUZIONI PER L’USO: dal rischio percepito al consenso facile Società

Spostando vecchi appunti e pile libri ho ritrovato una pubblicazione* di cui desidero parlarvi, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti come ad esempio la lettera Perché gli OGM non bastano  firmata dal Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina.

L’articolo del Ministro Martina in realtà non dice nulla di nuovo o  diverso rispetto alla già nota posizione di fondo. Le righe de La Repubblica appaiono anche come mezzo per difendersi dalle accuse di insipienza rivoltegli dalla Senatrice a vita Elena Cattaneo, senza però risponderle nel merito alle domande che più volte ha posto.

Ad ogni modo, mi trattengo dall’evidenziare le contraddizioni e i semplicismi contenuti nel brano, ma coglierò l’occasione per trattare più in generale la percezione del rischio e la conseguente riluttanza della popolazione nei confronti degli OGM,  per poi giungere, indirettamente, alle scelte del politico di turno.

Credo non sia difficile constatare  che al giorno d’oggi essere contro gli OGM pagi soprattutto in termini di consenso. Vale il detto: “Ti piace vincere facile? Allora sii contro gli OGM”. E la concorrenza non manca: dal Ministro Martina, al memorabile Scilipoti ieri, alla Senatrice Fattori oggi…e compagnia bella.

E’ quindi assolutamente evidente come a dettare la linea politica non sia la razionalità e il bene comune quanto le esigenze del consenso facile che discendono dalla pubblica percezione riguardo ad un dato tema.

Andiamo con ordine e capiamone i motivi.

In primo luogo risulta fondamentale la distinzione tra rischio “percepito” e il rischio “reale”; il primo è rilevante per i politici, mentre per la Scienza è il rischio “reale” ad avere prevalenza.

Ad oggi infatti, pur non essendoci alcun motivo di evidente rischio “reale” nei confronti degli OGM (anche se sarebbe più opportuno parlarne al singolare), l’atteggiamento della pubblica opinione rimane dominato da un rischio “percepito” molto alto e molti studi dimostrano che l’assunzione implicita dei benefici da parte degli esperti è stata un totale fallimento per la comunicazione del prodotto alla pubblica opinione.

In tale situazione appare pressoché inutile affrontare il problema tramite la sola “analisi del rischio” ed è per questo motivo che bisogna analizzare e far leva su un  meccanismo decisionale alternativo ed introdurre come seconda variabile “l’analisi dei benefici”.

Alcuni autori [Gaskerll et al., 2003] hanno constatato che: […] il tallone d’achille dei cibi transgenici non è tanto la mancata percezione del rischi scientifici, ma più che altro l’assenza di benefici per i consumatori. Nella concezione della maggior parte dei cittadini europei i cibi transgenici sono una non-innovazione e, per quanto concerne questi ultimi, la comunicazione del rischio diviene più o meno irrilevante. Senza la percezione di un miglioramento dello status quo in termini di qualità, prezzo, o altri attributi non ci sono semplicemente incentivi per deliberare a favore di questo argomento […].

Chiaro, no? L’assenza di benefici percepiti dal grande pubblico è una condizione sufficiente per il rifiuto, a prescindere  e generalizzato.

In questo frangente risulta costruttivo affiancare alla necessaria analisi del rischio l’analisi strategica dei benefici. Infatti un sicuro beneficio può rendere accettabile un potenziale rischio, a maggior ragione se il beneficio è molto elevato e fa fronte ad un bisogno urgente.

Alcuni Autori, avendo osservato come l’attuale proposta di mercato non soddisfi il consumatore, concludono che anziché forzare sul Mercato ad esempio colture resistenti agli erbicidi (che difficilmente avranno modo di essere accettate) sarebbe auspicabile enfatizzare i benefici delle colture geneticamente modificate per risolvere reali problemi in varie zone del mondo (ad es. Golden Rice) o l’utilizzo di batteri e piante geneticamente modificati per scovare mine in terreni minati a costi ridotti o per catturare inquinanti atmosferici.

Nel caso particolare del cibo e delle colture transgeniche i dati che analizzano le opinioni condotti sulla popolazione europea, e in particolare su quella italiana, dimostrano che è più importante concentrare gli sforzi sull’analisi accurata dei benefici derivanti dall’uso di una nuova applicazione piuttosto che imporre l’accettazione di qualcosa che non può essere scientificamente privo di rischi.

Questo atteggiamento, probabilmente, condurrà ad una se non più ampia accettazione della tecnologia, almeno ad un dibattito libero da manipolazioni ideologiche e politiche che poco hanno da spartire con un’analisi scientifica della problematica.


Note:

*Per la compilazione dell’articolo ho utilizzato la seguente pubblicazione:  I pubblic concern e legislazione comunitaria, nazionale e regionale sugli organismi geneticamente modificati [Francesca Petrera; Vito Laudadio; Fabio Maretto e Roberto Mantovani] tratta da Uso degli alimenti geneticamente modificati in alimentazione animale;  Parma 2005 – Associazione Scientifica di Produzione Animale.


Pietro Bertolotto

” Conservation is a state of harmony between men and land”  

Aldo Leopold, padre dell’Ambientalismo scientifico

Classe ’92. Dopo gli studi classici mi sono laureato presso l’Università di Pisa prima in Scienze agrarie e poi in Produzioni agroalimentari e gestione degli agroecosistemi.

I miei interessi spaziano dallo studio degli agrosistemi alla tutela dell’Ambiente in relazione alla conservazione della Natura. In particolare, durante il percorso accademico mi sono occupato di analisi faunistico-ambientali in varie aree naturali protette ed ho valutato l’impatto ambientale causato dalla fauna ungulata sia a danno degli agroecosistemi sia a carico degli ecosistemi naturali.

Colgo l’occasione del Blog dei Georgofili  per aprire dibattiti costruttivi su vari argomenti di interesse.

Email: pietro.bertolotto1@gmail.com

Linkedin: https://it.linkedin.com/in/pietrobertolotto

 

Commenti

  1. Andrea Pesenti Dice: luglio 3, 2015 at 7:18 pm

    Si hai ragione, proprio quella, mi ero scordato, scusami. La risposta della cattaneo non l’avevo vista, indi grazie! Si sono estremamente d’accordo con ciò che dici, però ogni tanto, forse momenti di sconforto (non so), mi pare che i fatti non siano veramente così interessanti per tutti. Parlo anche in generale dalla politica a molte altre cose. Se uno sposa il biodinamico, con tutti i fatti del mondo che è fuffa, ma quello non lo smuovi, perché poi “chi ti paga?” O cose così. Forse sono i meno ma quelli che fanno più casino però!

    • Pietro Bertolotto Pietro Bertolotto Dice: luglio 3, 2015 at 7:58 pm

      Vedi, noi non dobbiamo dialogare con i “meno” che spesso indossano paraocchi; rivolgiamoci a quelli che sono disposti al dialogo, a mettere in discussione credenze e opinioni in ragione di evidenze, che spesso sono “i più”. Ma poi, sia chiaro, io non ho niente contro il “biodinamico”: ognuno è libero di professare ciò che meglio crede, liberissimo e fa bene. Non mi sta bene se per ottenere consensi venga piegata la Scienza e mistificati i fatti. Poi, ripeto, ognuno è, fortunatamente, libero di pensare ciò che preferisce…

  2. Andrea Pesenti Dice: luglio 3, 2015 at 5:43 pm

    Ciao Pietro, capisco bene quello che dici, ma credo che la strategia di comunicazione debba tener conto che l’opinione pubblica non si schiera sempre con i fatti, ma spesso per posizione e credo. E’ da molto che con alcuni amici ci arrovelliamo su come fare divulgazione, ma è molto difficile far quadrare il cerchio. Per quanto ciò che dici sia molto vero ovviamente. Hai letto la lettera del ministro di qualche giorno fa? Cosa ne pensi? Stavo pensando di scriverci su qualcosa!

    • Pietro Bertolotto Pietro Bertolotto Dice: luglio 3, 2015 at 6:11 pm

      Ciao Andrea, per la lettera del Ministro intendi quella linkata nel testo in evidenza? Non mi pare ce ne siano altre in giro…oggi invece è stata la Senatrice Cattaneo a rispondere a Martina, leggi qua:

      http://m.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/ricerca-scientifica-sugli-ogm-e-scelte-di-governo-trasparenti.flc

      Credo che i nostri sforzi debbano essere concentrati nella descrizione dei fatti, nel modo più oggettivo possibile, mai cercando di convicere, piuttosto di far comprendere la realtà…starà poi al singolo la scelta e la posizione da tenere. Ovviamente abbiamo il dovere morale di smascherare le frodi, i preconcetti e le ideologie, qualora queste siano spacciate per Scienza.

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