Una scena del film Interstellar (2014) Agricoltura

È noto ormai che in Italia, i giovani sono i protagonisti di uno storico ritorno nei campi. Un primato non solo italiano ma anche comunitario, con un aumento del +12% di giovani under 35 negli ultimi cinque anni. Non ci sono solo ragazzi che portano avanti l’azienda agricola di famiglia, ma anche giovani agricoltori di prima generazione.

Questo aspetto quanto può aver influenzato il ritorno dell’agricoltura nel mondo del cinema?

L’agricoltura raramente viene trattata come tema principale nelle opere cinematografiche ma spesso viene utilizzata come background di notevole importanza per la storia narrata.

Un film che possiamo prendere come riferimento è Interstellar, ambientato in un catastrofico XXI secolo, dove la terra sta diventando inabitabile per l’uomo: il cibo scarseggia perché solo poche colture estensive come mais e okra resistono alla “piaga”, un flagello naturale che si nutre di azoto e consuma l’ossigeno dell’atmosfera. Nel film possiamo vedere macchine agricole che esprimono i concetti di autonomuos driver, tecnologia molto meno fantascientifica di quanto si creda, visto che esistono già molte macchine operatrici che utilizzano questo genere di tecnologia avanzata.  La curiosità più grande riguarda però le scene iniziali del film: per effettuarle il regista, Christopher Nolan ha chiesto e ottenuto che venissero realmente seminati 200 ettari di mais che dopo le riprese è stato raccolto e venduto.

Una scena del film Interstellar (2014)

Una scena del film Interstellar (2014)

Rimanendo sempre sul fantascientifico possiamo parlare del botanico di ”The Martian” Mark Watney (interpretato da Matt Damon), che per sopravvivere su Marte coltiva patate ricreando un impianto di riciclaggio e recupero dell’acqua. Lo fa copiando uno dei tanti sistemi di produzione alimentare a ciclo chiuso come le colture idroponiche, già utilizzate ai giorni nostri. Il sistema non si discosta di tanto dai sistemi utilizzati per gli studi di astrobotanica effettuati sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Quanta agricoltura troviamo invece nel cinema italiano? In passato l’agricoltura era un tema molto frequente e venivano raccontate maggiormente le vicende della classe operaia. L’esempio classico è Riso Amaro, film che ha come sfondo le risaie del vercellese. Il film venne prodotto dopo che il regista Giuseppe De Santis rimase affascinato dai canti delle mondine che tornavano dalle risaie mentre stava aspettando un treno alla stazione di Torino. È un’opera unica che documenta un periodo storico in cui l’agricoltura era il motore di un’Italia che si stava risollevando dopo la seconda guerra mondiale.

Attualmente nel cinema italiano il rapporto tra l’uomo e la campagna è rappresentato dalle opere “Le meraviglie” (2014) e “Lazzaro felice” (2018) della regista Alice Rohrwacher. Con “Le meraviglie” la regista ha vinto il Grand Prix della Giuria al Festival di Cannes 2014. Il film tratta di una famiglia che ha deciso di andare a vivere in campagna perché i genitori pensavano che fosse il luogo migliore dove far crescere le loro quattro figlie. Fa da sfondo alla storia l’agricoltura del ritorno, con particolare interesse al mondo apistico, l’attività di famiglia della regista.

Una scena del film Le Meraviglie (2014)

Una scena del film Le Meraviglie (2014)

“Lazzaro felice” è stato interpretato anche da veri agricoltori e quindi attori non professionisti che la regista ha dovuto scovare nelle zone di ripresa del film. Come riporta “La Repubblica” in un articolo del 30 Maggio 2018 “Il casting lo ha fatto la terra: chi poteva rinunciare a lavorarla ha fatto il film’’.

Con l’avvento poi delle varie piattaforme che offrono servizi on demand sono tornati di interesse pubblico i documentari e i docufilm, servizi che ricostruiscono fedelmente argomenti personali, sociali, politici, storici o di altra natura a puro scopo informativo e di intrattenimento. Un esempio riguardante quest’ultimo paragrafo è Clarkson’s Farm (La fattoria di Clarkson), una serie televisiva con protagonista Jeremy Clarkson e la sua fattoria nelle Cotswolds. È stato trasmesso per la prima volta da Amazon Prime Video nel 2021, nel luglio dello stesso anno Clarkson ha annunciato la seconda stagione, sempre per Amazon Prime Video. I campi coltivati principalmente a seminativi in rotazione (orzo, colza e frumento) venivano coltivati da un abitante locale, ritiratosi poi nel 2019. Clarkson ha quindi deciso di provare a coltivare la terra da solo e di registrare un docureality su quanto la vita dell’agricoltore possa essere impegnativa e dura. In ogni puntata tratta temi diversi, come l’acquisto dei macchinari di prima necessità, le lavorazioni agricole, l’allevamento e nel caso specifico del 2020, la battaglia non ancora finita contro una pandemia globale.

Jeremy Clarkson e Kaleb-Cooper (Clarkson's_Farm, 2021)

Jeremy Clarkson e Kaleb  (Clarkson’s Farm, 2021)

In conclusione, può essere che il ritorno dei giovani nei campi e dell’agricoltura nel cinema sia simbiontico. Molti giovani si sono avvicinati e si avvicineranno ancora a quest’ambiente grazie alle opere che usano l’agricoltura, i campi, o solo una fattoria come sfondo. Il mondo del cinema d’altro canto continuerà ad usare ed esplorare quest’ambiente così florido come base per le sue storie fintanto che ci saranno delle persone che apprezzeranno questa scelta stilistica.

Noi siamo alla continua ricerca di opere cinematografiche che trattano questo tema o che lo utilizzano come sfondo per la propria narrativa! Lasciate nei commenti altri film o serie che sentite di consigliarci!

Articolo redatto con la collaborazione di Davide Gobbetti


“Ogni ape porta in sé il meccanismo dell’universo: ognuna riassume il segreto del mondo”

Sono un ragazzo veronese classe 1994. Ho cominciato gli studi in ambito agrario frequentando l’istituto tecnico agrario Bentegodi di Buttapietra. Successivamente mi sono iscritto all’Alma Mater Studiorum Università di Bologna dove ho vissuto per 5 anni laureandomi prima in Tecnologie Agrarie e poi in Scienze e Tecnologie Agrarie curriculum Produzioni e Biotecnologie Vegetali.

Sono un apicoltore e grande appassionato di animali da cortile. Questa mia passione per il mondo dell’agricoltura è stata trasmessa dal nonno paterno, con cui da piccolino passavo intere giornate in campagna. Grazie ai suoi insegnamenti in ambito agrario è nata anche la mia curiosità per l’etologia animale e la comprensione della straordinaria intelligenza del mondo vegetale.

Credo che la divulgazione, soprattutto nel comparto agricolo, sia fondamentale sia per chi opera nel settore ma anche per chi inizia ad affacciarsi a questo complesso mondo. P

Ho conosciuto l’Accademia dei Georgofili grazie al premio di tesi ‘’Agroinnovation Award’’ che mi ha permesso di presenziare all’inaugurazione del 266° anno accademico che mi ha notevolmente colpito in positivo. Il mio sogno dopo quel giorno? Diventare un accademico.

 

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