La valorizzazione della fagiolana di Torza: tutela di sementi antiche e presidio del territorio dell’Alta Val di Vara
La fagiolana di Torza è coltivata nel comune di Maissana dalle principali aziende agricole del paese di Torza e limitrofi. La fagiolana di Torza (SP) è salita sull’Arca dei Semi di Slow Food nel 2014.
Si tratta di un fagiolo, dalla forma allungata e tondeggiante, dal colore bianco con qualche filamento marrone. Possono essere impiegate sia fresche che secche. La qualità della produzione aumenta se nelle vicinanze scorrono corsi d’acqua. Nel comune di Maissana, infatti, sono presenti due piccoli corsi d’acqua che alimentano la Val di Vara. Tradizione vuole che la semina venga fatta dopo il 26 maggio, ricorrenza della madonna di Caravaggio. Esistono testimonianze che attestano la presenza della fagiolana già nel XVIII° secolo, essa veniva impiegata come oggetto di baratto con gli abitanti della riviera per avere in scambio l’olio di oliva.
Oltre all’alto valore aggiunto dato dal recupero e mantenimento di sementi antichi che altrimenti sarebbero andati persi, la coltivazione della fagiolana ha contribuito alla nascita di una piccola comunità di agricoltori, che collaborano insieme per la tutela del territorio dell’Alta Val Di Vara. La comunità anima il territorio facendosi capo dell’organizzazione di piccoli eventi che migliorano il tessuto sociale della Valle. Inoltre, non solo aziende agricole fanno parte della comunità, ma anche famiglie che hanno deciso di sposare l’iniziativa per la tutela e il presidio di questa semenza. La fagiolana di Torza è anche protagonista di un evento dedicato che si tiene nel mese di ottobre, nel suo paese natio. La sagra della fagiolana ne vede la sua valorizzazione attraverso l’abbinamento con lo stoccafisso.
“Insegui i tuoi sogni e coltiva le tue radici”
Sono assegnista precaria all’università di Genova ma da anni soffrivo un po’ la non concretezza del mio lavoro. Tutto questo si è legato al forte legame con la mia terra (Val di Vara -SP-) e ad una chiacchierata con un mio carissimo amico, Emanuele Novelli. Così abbiamo deciso di recuperare le terre dei miei nonni e lanciarci nell’apertura di un birrificio artigianale agricolo nel Biodistretto Val di Vara. L’obiettivo è quello di recuperare i terreni e produrre una birra di filiera corta, producendo tutti i prodotti in azienda, dai luppoli, ai malti, alle castagne. La cosa che mi piace di questa attività è la concretezza del lavoro. I risultati li vedi. Il curare un terreno, il piantare un seme. Dà i suoi frutti.Gli ostacoli che troviamo per ora sono dovuti all’alternanza con il nostro “vero” lavoro (per poco speriamo). Il fatto di non potersi dedicare ancora al progetto perché si ha bisogno di mantenersi. La non disponibilità di risorse all’inizio frena anche i più volenterosi. Però si va avanti. Sicuramente un’altro aspetto negativo è la burocrazia legata alle pratiche agricole. Abbiamo avuto la fortuna di poter partecipare al PSR e avere il premio giovani. Ma la carta da produrre è molta, molta di più di tanti altri progetti europei (io lavoro su questo all’università).Partecipo al blog dei Georgofili perché credo che la possibilità di mettersi in rete, scambiarsi avventure, esperienze, dubbi e paure sia un modo per rilanciare un settore che da troppo è sottovalutato.Giovani che vogliono fare agricoltura ci sono. E sicuramente in maniera innovativa. Mettiamoci in contatto e collaboriamo!”