
È un periodo difficile per il settore lattiero caseario, lo si legge sui giornali, sulla stampa specializzata, lo si vede e sente girando tra le stalle e frequentando gli operatori del settore. Ma è davvero così in termini assoluti? È vero, il latte alimentare è ai minimi e i meccanismi che le latterie stanno mettendo in atto per il suo ritiro fanno perfino rimpiangere le quote ad alcuni. Tuttavia ci sono alcune isole felici, e non sono poche. Il latte con destinazione formaggi DOP, il latte certificato biologico, il latte venduto ad alcune cooperative e latterie hanno una buona remunerazione. Ma non solo: molte aziende da latte, pur vendendo ad un prezzo basso, riescono a stare sul mercato grazie anche ai bassi costi delle materie prime alimentari. Detto che quest’ultimo aspetto vale per tutti, che cosa hanno queste aziende di diverso che consente loro di stare a galla? Si tratta di aziende che hanno fatto dell’innovazione e dell’efficienza un cavallo di battaglia e che hanno investito tempo e denaro in alcuni settori strategici. Vediamone alcuni.
In primo luogo ci sono le nuove tecnologie. È così in tutti settori, e così deve essere anche in stalla: un investimento in tecnologia porta ad un risparmio di costi e spesso anche di tempo e di manodopera. Ad esempio un sistema di monitoraggio della mandria può rilevare precocemente le malattie (risparmio di soldi per medicinali e interventi veterinari, meno tempo necessario alla cura degli animali) e può aiutare nella rilevazione dei calori (meno tempo dedicato a questa operazione, più animali gravidi, lattazioni più brevi, più latte).
Specialmente in estate è opportuno esternalizzare i lavori nei campi. È frequente che nei periodi caldi (quelli in cui gli animali soffrono di più e manifestano problemi di salute) gli allevatori abbandonino la stalla per dedicarsi ai campi. Questo causa gravi perdite economiche non solo al momento, ma anche nei mesi seguenti (animali malati, persi e non gravidi).
Ci sono poi da trovare e sfruttare soluzioni che permettano di valorizzare il prodotto latte. Ad esempio la trasformazione in formaggio e/o altri prodotti (yogurt, gelato…), oppure la pastorizzazione e la vendita diretta in bottiglia.
È fondamentale tenere conto dei conti, sapere dove sono le uscite maggiori, prevedere le spese e gli introiti futuri. In questo modo si può riuscire a scoprire i punti critici, dove si perdono i soldi, e riuscire ad intervenire. Allo stesso tempo ci si può rendere conto di quando e in che misura si può investire.
Per tutte queste cose è fondamentale avere una formazione di base molto solida, ma è necessario anche mantenersi aggiornati nel tempo. E dove non si riesce ad arrivare non bisogna aver paura di ricorrere alle consulenze, anche a pagamento (che spesso sono le più affidabili ed approfondite).
Ho elencato una serie di investimenti, qualcosa che è sempre difficile da digerire in momenti di crisi. Eppure è proprio in questi momenti che vanno messi in campo, per riuscire a garantirsi un futuro. A molti operatori del settore non è chiara la differenza tra costo ed investimento, va fatto quindi un gran lavoro per identificare che tipo di investimento fare, quando e come per agire in maniera oculata ed evitare che si trasformino in costi senza un ritorno. Si può concludere dicendo che chi alleva vacche da latte mai come adesso ha bisogno di aprirsi alle novità, di smarcarsi dal pensiero ricorrente “ho sempre fatto così e continuerò a farlo!”. È ora di cambiare, di innovare!