
“Uma nova terra de água”. Letteralmente. La prima sensazione che si prova attraversando il penepiano dell’Alentejo (situato a Sud-Est di Lisbona), sia che lo si discenda da Évora sia risalendolo dalla incantevole città di Mertola, è il senso dell’immensità del Progetto Alqueva.
Un progetto faraonico 2.0 che si materializza con oltre 120.000 ettari di terra irrigabile e con un sistema di dighe e condotte senza fine che portano la preziosa acqua fino ai pivot o ai microirrigatori rendendo fertili quelle terre rosse baciate da oltre 3000 ore di sole.
A dare il senso della dimensione è però il barragem de Alqueva, la grande diga sul Rio Guadiana, che con gli oltre 4.150.000.000 m³ di acqua rappresenta la più grande e strategica riserva idrica dell’Europa occidentale, in grado di generare annualmente 381 GWh di energia idroelettrica.
Il “Progetto Alqueva” è un progetto di sviluppo agricolo nel territorio del distretto di Beja e allo stesso tempo vuole essere un esempio tangibile di come la nuova tecnologia sia fondamentale per concretizzare opere sostenibili. Un modello agricolo competitivo con un positivo trend di crescita che manifesta forti capacitá di sviluppo verde, fondamentale per risollevare anche economicamente buona parte dell’Alentejo.
Già celebre per il vino e l’olio, come pure per il porco alentejano, che felicemente razzola nella rada distesa di querce del montado, la regione dell’Alentejo non appena è stata capillarmente irrigata ha sprigionato tutta la sua potenzialità agricola, rendendo possibile ogni tipo di produzione. E con ottimi risultati.
Un po’ di storia. Agli inizi del secolo scorso l’Alentejo era solamente un granaio che, tra l’altro, già mostrava le difficoltà agronomiche ed ambientali tipiche della monocoltura spinta, diventata economicamente insostenibile con l’annessione nel 1986 del Portogallo alla UE. In quel tempo, infatti, i costi di produzione del frumento nella regione erano superiori di 3-4 volte rispetto alla media europea. Da allora in poi l’abbandono delle campagne fu un flusso inarrestabile. Ma oggi le carte sono cambiate. “L’arrivo” dell’acqua ha creato nuove opportunità e la regione sta decisamente fiorendo.
Adesso che le infrastrutture per l’agricoltura sono ultimate e il nuovo modello agricolo alentejano sta per lavorare a pieno regime, sarà opportuno individuare le priorità. Ma quali le sfide e le nuove opportunità? La direzione intrapresa è quella giusta: puntare ad un’agricoltura produttiva, ovvero sviluppata e competitiva, ma fedele ai principi della sostenibilità ambientale.
Due, le sfide: da una parte è urgente fornire agli agricoltori conoscenze e strumenti adequati alle esigenze ambientali, dall’altra, è auspicabile che nuove imprese, specialmente afferenti al settore della trasformazione alimentare, siano attratte dalla nuova offerta e conquistino il cuore dell’Alentejo per stabilirvisi permanentemente innescando un ulteriore circolo virtuoso con l’incremento del valore aggiunto della produzione agroalimentare del territorio alentejano.
Foto di copertina da EDIA – Empresa de Desenvolvimento e Infraestruturas do Alqueva S.A.
Commenti
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Ottimo esempio di come la tecnologia e lo sfruttamento migliore dei fattori di produzione, in questo caso l’acqua, siano in grado di dare grandi risultati sulle produzioni agricole.
Mi vengono in mente molte aree dell’Africa in cui si fanno coltivazioni agricole molto scarse non perché manchi l’acqua, ma perché questa non è regimata e di conseguenza non utilizzabile efficacemente.
Ciao Paolo, grazie del commento. Proprio così: il livello di sviluppo di un sistema agricolo è direttamente misurabile dal suo grado di efficienza nell’uso delle risorse a disposizione. Purtroppo, ancora oggi nel mondo vi sono troppe aree agricole sotto o male utilizzate, sebbene dispongano di un elevato potenziale agricolo…