La faccenda dell’olio tunisino Società

Si è discusso molto in queste settimane dello storico accordo tra Ue e Tunisia sull’aumento di 35 mila tonnellate di importazioni senza dazi. Parlasi di aumento, poichè dal 1995 è in vigore un accordo tra Ue e Tunisia per l’import su territorio europeo di 56,7 mila tonnellate. In pratica si parla di 91,7 mila tonnellate. L’aumento è però circostanziato al biennio 2016-2017.

La proposta di questo cambiamento è stato fatta dalla Ue per aiutare l’economia della Tunisia in quello che è un momento piuttosto complicato sia dopo gli attentati sia dopo la primavera araba. Questa decisione ha quindi lo scopo di aiutare e mettere le basi per la stabilità del suo sistema democratico. Federica Mogherini, capo della diplomazia europea, ha infatti dichiarato: «Circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali. […] In questo periodo difficile la Tunisia può contare sul sostegno dell’UE». E’ da notare che l’intendo della Ue non ha solo uno scopo umanitario, ma di auto difesa. La Tunisia, post primavera araba, è passata da un sistema autoritario ad una (incompleta) democrazia. Gli attentati dell’ISIS sul territorio hanno però indebolito l’economia tunisina e la vicina Libia, di cui sappiamo i gravi problemi, rischiano di destabilizzare ancora di più il nuovo assetto. Insomma l’UE vede in questo tentativo, a mio avviso condivisibile, sia l’aiuto alla popolazione, il famoso “aiutiamoli a casa loro” in un certo senso, ma anche un aiuto a se stessa.

Vista la buona premessa è comunque da tener ben presente la conseguenza che ciò potrebbe avere sul mercato europeo dell’olio di cui Spagna e Italia sono i leader. La produzione di olio d’oliva italiano tra 2015 e 2016 è stata di quasi 300 mila tonnellate. L’aumento delle importazioni di olio tunisino rappresenta quindi l’11% della produzione italiana. Considerando anche la produzione spagnola possiamo dire che il nuovo olio tunisino è una goccia nel “mare” di prodotto Ue. C’è anche da considerare che il consumo di olio d’oliva sul terriorio Ue è di circa 1,7 milioni di tonnellate. Insomma, l’Ue e l’Italia sono strutturalmente bisognose di olio estero per soddisfare i proprio fabbisogni. L’Italia consuma infatti quasi 600 mila tonnellate di olio l’anno. In più una grossa parte del nostro olio è destinato all’esportazione tanto che le nostre importazione nel 2015 sono state di 570 mila tonnellate. Per citarne due, i maggiore: l’85% derivante dalla Spagna e poco meno del 4% dalla Tunisia.

L’Ue ha inoltre stimato che la maggior parte dell’olio tunisino prenderà il posto dell’altro olio extraeuropeo che ogni hanno è importato senza dazi. Esatto, ogni anno è lecito importare circa 50 mila tonnellate di olio senza dazi a condizione di riesportare il prodotto una volta imbottigliato fuori dai confini dell’Unione.

Insomma come sempre la situazione è molto più complessa di come viene riportata dai titoli di giornale. Non è mai o bianca o nera, ma ci sono diverse sfumature da considerare prima di stracciarsi le vesti.

 


“Una volta nella vita avrai bisogno di un dottore, di un avvocato, di un poliziotto e di un prete, ma ogni giorno, tre volte al giorno hai bisogno di un agricoltore”

Ho 27 anni e vivo Bergamo. Gli studi (scienze agrarie, specializzazione zootecnia) mi hanno permesso di appassionarmi a molti aspetti dell’agricoltura vista la sua complessità (che è soprattutto la sua bellezza e la sua fonte di fascino). Ognuno di questi ha la necessità di essere trattato con rigore, intelligenza e completezza. Perciò ho trovato nel procedere scientifico il metodo più adeguato all’esigenza di vero che ho. Sono interessato per questo ad indagare tutto ciò che fa notizia e che spesso viene travisato o storpiato nel sentire comune, sia che abbia a che fare con l’alimentazione umana (da un punto di vista normativo o qualitativo) sia che abbia a che fare direttamente con la zootecnia. 

Negli studi e nella tesi mi sono dedicato allo studio e all’approfondimento della gestione tecnico-economica delle stalle di vacche da latte.

Ora sono nel mondo del lavoro, lavoro per una delle aziende mangimistiche più importanti nel panorama italiano, e vivo quindi a stretto contatto con le stalle da latte.

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