La democratizzazione del cacao Agricoltura / Alimentazione

I Maya usavano le fave di cacao come moneta e, per innumerevoli secoli, il consumo di cacao e dei suoi derivati é stata una prerogativa delle classi piú abbienti. Nel corso del XIX e XX secolo si é attuato un processo di “democratizzazione” che ha portato ad avere sui nostri scaffali tavolette di ottima qualitá a meno di 2 euro. Se in un primo momento l’abbattimento dei prezzi é stato guidato dall’espansione degli areali di produzione, in particolare in Africa occidentale, negli ultimi due decenni il rapporto qualitá / prezzo del cacao é aumentato grazie all’ingegneria genetica; in particolare al processo di clonazione.

Coltivare un albero di cacao per il miglioramento genetico richiede molta pazienza. Ci vogliono dai tre ai cinque anni perché un seme di cacao diventi un albero e fruttifichi.  I geni dei semi prodotti non sono identici alla pianta madre, alcuni provengono dalla pianta che fa crescere il frutto, altri provengono dall’albero che ha fornito il polline. Grazie a  Mark Guiltinan e Siela Maximova, biologi vegetali alla Pennsylvania State University di University Park, da vent’anni non é piú necessario aspettare anni per sapere se un albero contiene buoni geni per tratti specifici. Il loro segreto: la clonazione.
Al giorno d’oggi chi lavora per migliorare il genoma del cacao inizia con un albero dai geni interessanti. Questi geni potrebbero aiutare l’albero a resistere alle malattie,  crescere più velocemente, o a fare del cioccolato dal profilo aromatico superiore. (I ricercatori non inseriscono geni nell’albero – non è geneticamente modificato. Piuttosto, cercano i geni che si sono sviluppati in loro naturalmente).

Gli scienziati tagliano piccoli pezzi di fiori di un albero, li mettono in una soluzione inerte e sterile e poi aggiungono ormoni che fanno sì che ogni pezzo di fiore inizi a crescere in una giovane pianta, come se fosse un seme. Cosí facendo i ricercatori possono creare migliaia di piante dai pezzi di un singolo fiore. Queste nuove piante sono cloni e, quindi, condividono lo stesso genoma.

Alcune varietá clonali, prontamente adottate in tutto il mondo, sono alla base della democratizzazione del cioccolato ma potenzialamente potrebbero mettere a rischio l’intera filiera dato che vengono spesso coltivate in monocoltura varietale. Infatti, i geni identici sono sia una benedizione che una maledizione. Le varietá clonali possono crescere con molti frutti, essere piú resistenti alla siccitá o impedire di contrarre una certa malattia. Molto spesso, peró, delle varietá selezionate per la loro resistenza ad alcune malattie si sono rivelate suscettibili ad altre storicamente non presenti in alcune parti del mondo (ci sono molte malattie diverse del cacao). Con la globalizzazione gli scambi di materiale vegetale tra areali di produzione geograficamente molto distanti (es. Brasile, Costa d’Avorio e Indonesia) potrebbe portare alla diffusione di patogeni e parassiti “nuovi”. Poiché tutte queste giovani piante condividono gli stessi geni, sarebbero tutte vulnerabili agli stessi parassiti e malattie. Nei vasti areali di coltivazione monovarietale questo potrebbe portare ad una moria generale e, quindi, mettere a rischio il nostro genere di conforto numero uno: il cioccolato. In passato é successo esattamente questo con il coltivo della banana, la cui produzione mondiale era quasi unicamente dovuta alla varietá Cavendish.

Perché noi possiamo continuare a coccolarci con del croccante cioccolato é imperativo che i coltivatori inizino ad ampliare la variabilitá genetica in campo. Sarebbe il dovuto inizio di una produzione più resiliente e sostenibile nel tempo; poi rimarrebbero alcuni aspetti socio-economici  da risolvere ma é materiale per un altro articolo.


Elegante e milanese come lo zafferano ho una grande passione per la parte scientifica che sta dietro al mondo agreste. Questo mi ha spinto a fare un master in Plant science alla Wageningen University specializzandomi in theoretical plant ecology and production.  Oltre al mio interesse per la fisiologia ed ecofisiologia vegetale mi sto sempre piú occupando di declinare gli effetti del clima sull’agricoltura di pieno campo; ampliando quindi i miei interessi al cambio climatico e alla meteorologia.

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