
Spesso ci capita di sentire esperienze e racconti di persone che hanno avuto l’occasione, nei loro viaggi in giro per il mondo, di assaggiare insetti cucinati nei modi più disparati o come ingredienti di alcune preparazioni: locuste fritte, blatte arrostite o farine a base di grillo sono solo alcuni esempi.
Sono oltre 1.900 le specie di insetti commestibili, e questi vengono consumati abitualmente in più di 90 Paesi del mondo (36 in Africa, 11 in Europa e 23 in America). Principalmente, gli insetti più appetiti sono i coleotteri, seguiti da bruchi, api, vespe, formiche, cavallette, locuste e grilli. Tuttavia, questi animali non vengono sempre consumati per sopperire alla mancanza di altre fonti di cibo, bensì rappresentano una vera e propria “prelibatezza”, e sono parte della tradizione culturale di certi popoli. In Occidente, gli insetti vengono considerati spesso come antagonisti da sconfiggere, specie in ambito agricolo, fatta eccezione per alcuni insetti utili come api o coccinelle. Inoltre, il processo di urbanizzazione ha fatto sì che la maggior parte della popolazione risiedesse in città, luogo in cui gli insetti come cimici, zanzare e mosche rappresentano una minaccia da debellare.
Nei prossimi 30 anni la FAO (Food and Agriculture Organization) ha previsto un raddoppio della richiesta di carne (si passerà dai 229 milioni di tonnellate attuali a ben 465), provocando quindi un aumento di emissioni di gas serra e lo sfruttamento di più risorse come terreni e acqua. Nel tempo, è nata quindi l’idea di sostituire parte della richiesta di prodotti zootecnici con il consumo di insetti.
In Italia al momento non è possibile commercializzare insetti a scopo alimentare, e nel 2018 il Ministero della Salute ha espressamente vietato la commercializzazione degli insetti commestibili in Italia, in quanto non vi è l’autorizzazione, richiesta dal regolamento europeo, da parte dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare).
Tuttavia, quotidianamente consumiamo inconsapevolmente una piccola quantità di insetti! È stato stimato che ogni anno una persona consuma circa 500 grammi di artropodi, presenti nel nostro cibo sotto forma di contaminanti alimentari, e la legge italiana ne tollera una piccola percentuale: lepidotteri in sfarinati, curculionidi nei cereali, piuttosto che alcuni coleotteri (es. tenebrionidi) tra frutta secca, spezie e cacao.
Ma quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi di consumare insetti a scopo alimentare?
Ecosostenibilità – L’allevamento di insetti avrebbe sul pianeta un impatto infinitamente minore in termini di consumo di risorse rispetto ad altri animali da reddito come suini, bovini o pollame. Infatti, comporterebbe un minore rilascio di gas serra in atmosfera e un minore utilizzo di acqua, e lo spazio necessario per l’allevamento non richiede appezzamenti enormi di terreno. Inoltre, in concomitanza alla CO2 emessa, con gli allevamenti zootecnici aumenta anche il rilascio di altri gas inquinanti, come metano e biossido di azoto, provenienti rispettivamente dalle fermentazioni gastriche dei ruminanti e dalle deiezioni e urina. Dunque gli insetti sicuramente offrono un minore impatto ambientale, tuttavia è bene specificare che non tutti gli allevamenti sono uguali: gli insetti, in quanto organismi a sangue freddo, richiedono una temperatura di crescita ottimale, e ogni specie ha diverse esigenze. Quindi se una specie dovesse richiedere un alto dispendio energetico per mantenere una temperatura di crescita ottimale, il suo allevamento risulterebbe meno sostenibile.
Economia circolare – I rifiuti organici alimentari (es. scarti di frutta e verdura), possono rappresentare un ottimo punto di partenza per ottenere substrati adatti all’allevamento di insetti. I rifiuti possono essere ricavati sfruttando la raccolta dell’umido, già effettuata nella maggior parte delle città italiane. È stato stimato che gli insetti sono in grado di utilizzare fino al 60% di questi scarti. Inoltre, in base alla tipologia del substrato, è possibile ottenere insetti con un profilo nutritivo differente: ad esempio, un terreno costituito principalmente da frutta porta a larve con un livello di grassi saturi più elevato; uno contenente verdura ad insetti con un profilo di acidi grassi essenziali omega-3 maggiore, mentre larve alimentate con un mix tra frutta e ortaggi, presentano un più alto contenuto di acidi grassi omega-6, proteine e ferro.
Valore nutritivo – L’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riconosciuto gli aspetti nutrizionali positivi degli insetti: grazie a diversi studi condotti, è emerso che gli insetti possiedono un profilo nutrizionale “niente male”. Essi sono infatti ricchi in proteine, forniscono tutti gli aminoacidi essenziali e micro-elementi come ferro e zinco, ma anche acidi grassi insaturi e polinsaturi (PUFA) della serie omega-3 e omega-6. Inoltre, cavallette e grilli sono fonte di vitamina B12, mentre il baco da seta di vitamina A. In questa ottica, l’entomofagia (ovvero il consumo di insetti), potrebbe essere la soluzione per affrontare e fronteggiare la crescita demografica del nostro pianeta. Tuttavia, è bene sottolineare che gli insetti presentano una struttura simile a quella dei crostacei e contengono tropomiosina e chitina (sostanze che, in persone sensibili, potrebbero causare reazioni allergiche e shock anafilattico).
Eticità – sicuramente, l’allevamento degli insetti e la loro soppressione pongono meno problemi dal punto di vista etico rispetto agli animali superiori.
Ovviamente, prima che gli insetti arrivino sulla nostra tavola, l’EFSA dovrà autorizzarne la vendita e la sicurezza per l’uomo, ed ogni fase dell’allevamento dovrà essere soggetta a controlli e obblighi normativi, proprio come ogni altro tipo di allevamento. Si dovrà tenere conto del tipo di terreno utilizzato e dei mangimi impiegati, dello stato di salute dell’insetto ed eseguire indagini igieniche e microbiologiche dell’allevamento; l’adeguatezza degli impianti di trasformazione e stoccaggio e delle procedure di etichettatura e di immissione in commercio.
Non ci resta che attendere i futuri sviluppi delle norme italiane.
Per un approfondimento, vi consiglio la visione di questa TED talk del prof. Marcel Dicke, uno dei massimi esperti mondiali di entomologia.