
Quello che vedete in foto è il famoso glass gem corn, varietà di mais le cui spighe sono composte da semi coloratissimi e traslucidi. Sembrano colori artificiali, che non appartengono alla spiga di mais alla quale siamo abituati, eppure è tutto naturale!
Anzi, il glass gem corn deriva da una varietà di mais coltivato dai nativi americani prima che il mais “a tinta unita” prendesse il sopravvento.
Il suo colore variegato è dovuto al modo di propagazione ed alla natura genetica del mais. Il mais è una coltura definita “allogama o “open-pollinated”, cioè le infiorescenze femminili di una pianta (situate lungo la branca principale) vengono per la maggior parte impollinate da polline proveniente da infiorescenze maschili di altre (queste invece svettano in cima alla pianta).
Questo risulta nel fatto che il livello di eterozigosi e diversità genetica nel mais è altissimo.
Dunque, se consideriamo che ogni spiga deriva dalla fecondazione e maturazione in frutto di tantissimi fiori diversi e che ciascuno può esser impollinato da una pianta paterna con un make-up genetico diverso riguardante il colore del seme, ognuno di questi potrà assumere un colore diverso da quelli con i quali compone la spiga.
Inoltre, sono tanti i geni responsabili per il colore del seme del mais ed in più ci sono fenomeni che contribuiscono alla sua diversità. Sto parlando degli elementi trasponibili, pezzetti di DNA che saltano da una parte all’altra del genoma e scoperti proprio attraverso lo studio del colore dei semi di mais dal premio nobel Barbara McClintock.
La storia del glass gem corn è affascinante. E’ una varietà di mais salvata dall’estinzione dall’agricoltore americano Carl Barnes, discendente dalla tribù nativa dei Cherokee. Da piccolo rimase affascinato dalla sacralità con la quale i Cherokee accompagnavano le fasi più importanti della coltivazione del mais, coltura fondamentale per la loro alimentazione. Così, ha continuato a coltivare e preservare questa varietà assicurandosi che nuove ed infinite combinazioni di colore venissero a crearsi.
Il glass germ corn mi piace, e tanto. Non soltanto per la sua bellezza ( è quasi troppo bello per esser mangiato! ) ma perché ci dona un esempio visibile agli occhi di tutti di biodiversità, quella che tanto ricerchiamo e preserviamo.
P.S: il glass gem corn è disponibile on-line. Potete comprarlo sul sito della NativeSeeds.
Commenti
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Grazie per il commento Pietro.
Ti consiglio di leggere “The Tangled Field”, che racconta la storia di Barbara McClintock e delle sue scoperte.
Bell’articolo! Mi piace l’idea che queste pannocchie possano essere un esempio tangibile di ciò che comunemente chiamiamo “biodiversità”!
Mi ha sempre affascinato la grande storia personale e professionale di Barbara McClintock!! E gli studi antesignani sui trasposoni del mais sono stati davvero incredibili!