Irrigazione a manichetta Agricoltura

In questo periodo di caldo estremo per il Nord Italia c’è una coltura che si trova in pieno sviluppo, e proprio in questo periodo richiede grandi attenzioni e soprattutto molta acqua, sto parlando del mais. Specie fondamentale per alimentare i nostri animali perché la grande efficienza che la contraddistingue permette di ottenere grandi quantità di prodotto (pianta integrale da insilare o granella) ad un costo relativamente contenuto.
Questa grande produttività è data sostanzialmente dal fatto che il mais è una pianta C4, cioè è dotato di un meccanismo fotosintetico che gli permette di utilizzare meglio la CO2 dell’aria e grazie alla minore apertura degli stomi, di risparmiare acqua. Il mais è quindi tra le piante coltivate quella che consuma meno acqua: 250 L/kg di SS prodotta. Per fare qualche paragone, il frumento è a 500, la patata a 600, l’erba medica a 800 (sono valori medi e approssimati, ma gli ordini di grandezza sono questi). Attenzione però ad alcuni aspetti che differiscono da specie a specie, come i periodi in cui l’acqua è richiesta, la capacità della pianta di andarsela a cercare e ovviamente la quantità di sostanza secca prodotta. L’apparato radicale del mais non è certo quello della medica e le sue produzioni di sostanza secca sono le più elevate, e così il mais diventa la coltivazione che richiede più acqua in questo periodo.
Non addentriamoci nel problema etico dei calcoli su quanti litri di acqua servono per produrre un kg di carne, piuttosto vediamo come le tecnologie moderne applicate a questa coltura ci permettono di sfruttare ancora meglio la sua efficienza. Parliamo ancora di acqua e quindi di irrigazione del mais. In molte aree del nord Italia a vocazione maisicola si irriga a scorrimento, metodo semplice, che richiede pochi investimenti, ma sicuramente poco efficiente e che causa un grande spreco di acqua. In molte aree ci si è attrezzati con vari tipi di sistemi per aspersione, certamente migliori. Ma in alcune aree dove già si fa su altre colture (es. pomodoro), si sta estendendo anche al mais l’irrigazione a manichetta (a goccia), che permette di ottenere la massima efficienza di irrigazione e il massimo risparmio idrico.
Un altro modo per aumentare l’efficienza e la sostenibilità ambientale del mais può essere l’adozione di tecniche colturali basate sul minimum tillage o sul no-tillage. In questo caso si hanno numerosi vantaggi: risparmio di tempo e denaro (meno lavorazioni), minori emissioni di gas in atmosfera, miglioramento della fertilità del terreno.
Esistono poi protocolli colturali che consentono di ottenere un aumento di proteine nella pianta. Si tratta di scegliere un ibrido adatto e di porre molta attenzione alle tempistiche, ai prodotti e alle modalità di fertilizzazione/concimazione della coltura. Pensiamo all’importanza di un aumento di proteine nel silomais per le nostre vacche. Anche pochi punti percentuali significherebbero notevoli riduzioni nella quantità di soia da importare in Italia, con tutte le ricadute positive che ne possono conseguire (a cominciare dal portafogli dell’allevatore).
Non parliamo di OGM perché in Italia non si possono coltivare, ma consentirebbero una grande riduzione dei trattamenti fitosanitari (ad esempio).

Nella foto: irrigazione a manichetta


Paolo Grossi

“Scienza, tecnica e ragione per un’agricoltura al servizio dell’umanità”

Sono laureato in Produzioni animali all’Università Cattolica di Piacenza, dove mi sono anche dottorato nel 2012. Sono rimasto in università fino a febbraio 2015, dove ho collaborato con il prof. Bertoni a un progetto di sviluppo agricolo nei paesi in via di sviluppo legato a EXPO2015. Da marzo 2015 lavoro per un’azienda che produce e commercializza prodotti per la zootecnia e l’agricoltura. Sono interessato al mondo agricolo a 360°, ma in particolare alla zootecnia da latte, alle nuove tecnologie e ai prodotti tipici (sono anche assaggiatore di formaggi ONAF). Dell’agricoltura in generale mi piace il fine, il fatto che i suoi prodotti siano la necessità principale di tutti (alimentazione). Più nello specifico, il lavoro con gli animali è certamente uno dei lavori più appaganti, proprio perché si ha a che fare con esseri viventi e non con macchine. Ed è molto bello vedere la passione e la dedizione che gli allevatori mettono nel loro lavoro nonostante le mille difficoltà. Dispiace invece vedere che la maggior parte dell’opinione pubblica non riconosca questi aspetti, e che anzi veda gli allevatori quasi come dei torturatori. Conosco l’Accademia dei Georgofili e la seguo da tempo; condivido sempre le sue autorevoli opinioni. Ricordo in particolare con molto piacere la prolusione in tema politica agricola comunitaria che l’accademico prof. Luigi Costato ha tenuto durante la cerimonia di proclamazione del mio dottorato di ricerca. Partecipo al blog dei Georgofili perché certamente incontri di vario genere e a vario livello e in varie forme sono importantissimi per informare e portare attenzione all’agricoltura. Spesso i giovani sono all’oscuro di che cosa sia realmente l’agricoltura, ne hanno solo un’idea approssimativa, e magari “bucolica” data dal pensiero che va per la maggiore. L’autorità, l’imparzialità ed il rigore scientifico che contraddistinguono l’Accademia dei Georgofili possono sicuramente fare molto in questa direzione.

Commenti

  1. Paolo Grossi Paolo Grossi Dice: luglio 28, 2015 at 9:47 am

    Ciao Pietro,

    secondo me ci sono principalmente tre problemi: uno culturale, uno economico e uno tecnico.
    Quello culturale è il modo di pensare diffuso nel mondo agricolo che “ho sempre fatto così, mi va bene e quindi non cambio”. Non si vogliono provare cose nuove più che altro per timore dell’ignoto.
    Quello economico: un cambio del sistema richiede un investimento iniziale che poi, grazie alla maggiore efficienza, si ammortizza e permette nel medio-lungo periodo di risparmiare.
    In questo caso specifico c’è anche un problema di know-how: in molte aree nessuno ha esperienza di questo tipo di irrigazione, e quindi è necessario informarsi, studiare, andare a vedere esempi di applicazione.
    Nell’area del piacentino da tempo si fa pomodoro con questo tipo di irrigazione, e negli ultimi anni i campi di mais irrigati a manichetta sono aumentati molto perché i tre problemi che ho scritto sono venuti in parte meno: vedendo che funziona sul pomodoro ci si può convincere che funzioni anche sul mais, i terzisti sono attrezzati, hanno il necessario know-how e i costi degli impianti calano a seguito delle numerose installazioni.

  2. Paolo Grossi Pietro Bertolotto Dice: luglio 27, 2015 at 7:59 pm

    Ciao Paolo,

    tu cosa pensi dell’irrigazione a goccia, come quella in foto al post, per colture come il mais? Pensi sia realmente cosa fattibile?

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