
Tra i vari articoli dedicati alla nutrizione e alla protezione delle piante possiamo trovare dei prodotti di libera vendita chiamati corroboranti e biostimolanti o potenziatori delle difese immunitarie delle piante. Questa classe è utilizzabile su frutta e verdura ma non necessita di autorizzazione Ministeriale per la distribuzione(DPR 26 febbraio 2012, n.55 Art.38). Ricordiamone alcuni: l’acido acetico usato per diserbare, integratori di microelementi per aumentare le difese immunitarie dei vegetali, la calce idrata come correttore di ph del suolo, il propoli per la protezione delle nuove gemme ed altri ancora. Per tutte le sostanze usate in agricoltura vige l’obbligo da parte del produttore di garantire la veridicità del contenuto riportato in etichetta. Nel 2014 durante l’operazione chiamata “Mela stregata” la Guardia di Finanza coordinata dalla Procura della Repubblica di Cagliari su segnalazione di FederBio, ha sequestrato ingenti quantità di prodotti destinati all’agricoltura biologica classificati come “concimi speciali”, “corroboranti/potenziatori della resistenza delle piante” perchè non conformi alle schede tecniche. Ma che cosa c’era dentro queste pozioni misteriose ? Probabilmente tracce di un estratto vegetale chiamato “matrina”. La matrina è un alcaloide presente nelle radici di Sophora flavescens. In oriente pare venga utilizzata come farmaco per varie patologie tra cui la cura del cancro e come insetticida. In Italia questa sostanza è classificata come tossica, precisamente neurotossica ed il suo utilizzo in agricoltura non è permesso in quanto non registrata nell’elenco dei principi attivi autorizzati dall’Unione Europea. Quindi non si puo’ nè commerciare nè adoperare a prescindere dagli effetti. Pensando agli alcalodi mi balena alla mente la nicotina, molecola contenuta nel tabacco, la caffeina contenuta nel caffè, la morfina nell’oppio ed altri estratti vegetali. Gli alcaloidi sono sostanze sicuramente molto reattive con le cellule biologiche. Tra i prodotti sequestrati ne vorrei citare uno in particolare: il Keos mantis. Il Keos mantis veniva distribuito come integratore di Zinco e Manganese per piante con carenze di microelementi e per attivare le loro naturali autodifese nei confronti di insetti dannosi . Keos mantis manifestava un’ effettiva azione acaricida su piante infestate ad esempio da ragnetto rosso. E’ indubbio quanto siano dannosi gli acari quando attaccano le colture durante i periodi caldi. L’operatore autorizzato spesso se vuole salvare il raccolto non puo’ far altro che intervenire con prodotti fitosanitari alle volte classificati come tossici o molto tossici per l’uomo e dannosi per l’ambiente se utilizzati in modo improprio. Un doveroso ringraziamento va alle Federazioni agli Enti e alle Forze dell’Ordine che hanno svolto il loro lavoro in modo egregio, dimostrando di garantire controlli adeguati sulla qualità degli alimenti circolanti nel nostro paese. Ma il caso matrina ha avuto luogo non per danni causati dalla sostanza a persone o all’ambiente, ma per la non conformità delle miscele in questione e per il fatto che venivano presentate come adeguate all’impiego in agricoltura biologica. Non sono riuscito a trovare nessun documento italiano che descriva il comportamento della molecola di matrina utilizzata su piante ammalate, le eventuali conseguenze sull’ambiente e in caso di consumo di raccolti trattati. Un sassolino nella scarpa da togliere. L’ipotesi di chiudere il cerchio promuovendo un’attività di ricerca in merito alla matrina potrebbe risultare utile a ribadire la sua pericolosità a 360°? Oppure questo estratto naturale con le dovute precauzioni in un contesto agronomico potrebbe risultare adeguato ad affiancare i principi attivi di sintesi attualmente registrati, visto e considerato che altri paesi lo stanno già utilizzando?