Guerra fra poveri Società

LATINA – Il sole è appena tramontato e Kumar può tornare a casa. Da 12 ore è chinato sui campi per seminare. Ha le mani sporche di terra e la pelle già cotta dal sole. Per ogni ora passata piegato in due ha guadagnato meno di tre euro. Abita cinque chilometri più in là, vicino al Circeo, in 30 metri quadrati fatiscenti. Che divide con altri ragazzi indiani di etnia sikh come lui. Quanti, non lo dice. È partito dieci anni fa, Kumar. Appena diciottenne ha lasciato il Punjab, regione nel nord-ovest dell’India. Ha salutato i genitori e la giovanissima moglie. Ed è sbarcato dall’altra parte del mondo. Per arrivare in Italia ha dato seimila euro ai trafficanti di uomini. Seimila euro per diventare schiavo. Sfruttato dalle aziende che lo pagano una manciata di euro al giorno, sfruttato da chi gli affitta una casa squallida a un prezzo esagerato.

Questo è l’introduzione di un’ inchiesta di repubblica di Valeria Teodonio ‘I nuovi schiavi dell’agricoltura Tre euro l’ora piegati sui campi’

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Due paroline in questi giorni di polemiche tra sbarchi e rifiuto di varie nazioni ad accogliere i clandestini:  quando si ragiona di questo argomento vengono immediatamente e quotidianamente citati termini quali razzismo, fascismo, xenofobia, nazionalismo etc. molta demagoia e poca voglia di affrontare il problema. Molti  fanno finta di non sapere che molti di questi clandestini vengono puntualmente sfruttati e sottopagati per fare lavori che gli italiani giustamente non fanno; non certo per bigottismo ma perchè se esiste un minimo sindacale negli stipendi è giusto che tutti lo rispettino. E non è solo per il salario ma per la dignità che un uomo non deve mai perdere. Per rimanere sul tema agricoltura voglio citare un esempio: nei campi di pomodori del Sud Italia o in quelli veneti di frutta ci sono ragazzi italiani???? Credo veramente pochi e la spiegazione, a parer mio, è quella  di prima. Caporalato, di questo si parla, ma dietro a questo ci sono avvocati commercialisti compiacenti e spesso amministratori locali che fanno parte della stessa partita. Povera Italia che da una parte schiera fior fiore di intellettuali e giornalisti benpensanti che predicano la solidarietà  e dall’altra la povera gente che vedendosi superare per esempio sull’assegnazione di una casa popolare da un extracomunitario si sente tradita prima di tutto dal suo Stato. 

Uno slogan dei militanti  di una nota forza politica di estrema destra recita: “Diritto alla casa, diritto al lavoro non ce l’abbiamo noi non ce l’avranno loro!!”

Ma dietro a questo scontro c’e ben’altro: il governo di uno Stato moderno e democratico non può far finta di niente e banalizzare la discussione con il razzismo. Innanzitutto, deve dare l’impressione al ‘poveretto italiano’ che non viene messo in secondo piano in nome dell’accoglienza e della solidarietà e soprattutto deve intervenire fermando sul nascere il fenomeno della schiavitù, perchè questo è il termine giusto. La disoccupazione italiana è ai massimi storici e sicuramente questo fenomeno non aiuta a ridurla. Come si può sostenere che un giovane, magari anche laureato, possa lavorare 12 ore a tre euro l’ora??? Vorrei rigirare il ragionamento: se non c’è più il clandestino disperato che accetta di farsi sfruttare con  questi ridicoli salari cosa pensate che faccia l’imprenditore senza scrupoli?? Io credo che se ne vada dall’Italia e vada  a produrre in Paesi dove è possibile fare profitto giocando sui salari… e quindi?? Quindi si darebbe per lo meno l’impressione che lo Stato è presente e non ammette la schiavitù. Dieci anni di galera a chi fa lavorare una persona per tre euro l’ora !! Si ridurrebbe drasticamente il fenomeno… Ragionamenti fatti in totale libertà ma la verità,  è che l’immigrazione è un business che fa gola a tanti, come si è visto in recenti inchieste.


Guido Fossombroni

“Le radici profonde non gelano” J.R.R. Tolkien

Ho  30 anni, sono fiorentino e da 3 anni vivo nella campagna di Trequanda in provincia di Siena. Laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie all’Università degli Studi di Firenze, sono oggi un imprenditore agricolo ed un appassionato di Botanica.  Conosco da sempre L’Accademia dei Georgofili, essendo un appassionato di storia della Toscana ed avendo come  trisnonno il Ministro e Agronomo Vittorio Fossombroni, che ne faceva parte. Vedo gli imprenditori agricoli come “custodi del nostro meraviglioso e unico paesaggio toscano”. Produco zafferano e olio nella mia azienda, L’Ettaro, alla quale ho voluto dare un nome che ne sottolineasse la piccola estensione e allo stesso tempo la capacità di fare impresa concentrandomi su micro produzioni di alto livello qualitativo. Ho affrontato molti ostacoli per la burocrazia e lo scollegamento tra le varie istituzioni ed ho percepito la volontà da parte delle associazioni di categoria di promuovere i ‘grandi’ e sfavorire i ‘piccoli’.  Partecipo al blog perché è utile secondo me creare un gruppo di interessati al mondo rurale che possa trovarsi per convegni ed iniziative e che soprattutto funzioni in ambito politico-istituzionale. La mia idea è che l’agricoltura debba essere sostenuta dalla politica con iniziative che coinvolgano direttamente gli agricoltori e gli appassionati: gente che ci mette il cuore e la faccia.

 

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