
La Regione Toscana tramite il Decreto numero 2359 del 26 maggio 2014, ha approvato il bando “Progetti Integrati di Filiera – PIF” per l’annualità 2015 stanziando una cifra pari a 90 milioni di euro.
Cosa sono i PIF? Sono dei progetti realizzati dai soggetti di una o più filiere agricole che, aderendo ad un accordo di filiera, hanno il fine di:
– Portare soluzioni alle criticità delle filiere progettuali;
– Realizzare investimenti nel campo della produzione primaria, della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli;
– Gestire integralmente temi quali sanità pubblica, qualità delle produzioni, salute delle piante, benessere degli animali e sicurezza sul lavoro.
L’accordo di filiera, al fine del raggiungimento degli obiettivi in esso prefissati, vincola gli stessi partecipanti alla realizzazione degli interventi previsti dal PIF; contiene gli obblighi e gli impegni reciproci delle parti in relazione, soprattutto alla vendita e all’acquisto di prodotti agricoli oggetto del PIF, al fine del raggiungimento degli obiettivi prefissati nell’accordo.
Con il decreto dirigenziale 1494 del 1 aprile 2016, viene approvata la graduatoria dei PIF presentati nel dicembre del 2015: ben 39 progetti vengono considerati ammissibili di finanziamento per un importo totale di investimenti pari a circa 180 milioni di euro, di cui 81 milioni finanziati dal PSR.
I PIF sono sostanzialmente dei progetti strutturati all’interno di una o più filiere in cui si fanno dialogare i partecipanti all’accordo, creando così un percorso commerciale vero e proprio (“dal campo alla tavola”). Per far ciò, la Regione Toscana, tramite il PSR, cofinanzia (o finanzia totalmente a seconda delle misure) i vari investimenti dei partecipanti: dall’acquisto di nuove macchine/attrezzature, di certificazioni, a lavori di ristrutturazione di fabbricati rurali ecc…
Il dottore agronomo e il dottore forestale possono agire da ponte di collegamento tra i vari partecipanti del PIF. Indubbiamente, un’ottima conoscenza del territorio, delle aziende presenti (oltre ad un’approfondita conoscenza del PSR), e l’aiuto da parte di enti pubblici e associazioni di categoria per divulgare un’idea progettuale, sono elementi essenziali per poter operare in questo ambito lavorativo, ricco di problematiche e complicato, ma esageratamente soddisfacente!
Di seguito vi propongo un articolo che ho redatto per il Comune di Capannori e pubblicato dalla rivista online Agronotizie.it. In calce, il link dell’articolo.
Parte in Lucchesìa un progetto integrato di filiera per controllare le contaminazioni da micotossine nella filiera dei mangimi zootecnici, con una dotazione di 5 milioni.
Il PIF “G.I.R.A., Gestione integrata rischio aflatossine per la Piana lucchese”, nasce dalla volontà di un gruppo di imprenditori agricoli lucchesi di valorizzare un prodotto tendenzialmente povero come i cereali ad uso zootecnico, attraverso l’integrazione tra produttori e allevatori, innovando e stabilizzando rapporti esistenti tra i due comparti ma non efficientemente organizzati.
Il PIF è strutturato in un accordo di filiera della durata di cinque anni in cui i trentuno partecipanti si impegnano nello sviluppare rapporti commerciali e di collaborazione equi e rigenerativi.
Con l’accordo di filiera, infatti, la finalità del progetto implica affrontare le criticità principali che stanno emergendo nel settore della produzione dei cereali da foraggio nel territorio lucchese.
Primo tra tutti la frammentazione del tessuto imprenditoriale, la difficoltà di aggregazione e la diminuzione nell’ultimo decennio della SAT e della SAU con la prevalenza di aziende di piccole dimensioni.
Vi è poi la scarsa presenza di infrastrutture, di impianti di trasformazione e di commercializzazione nella provincia lucchese, e gli elevati costi di produzione e volatilità dei prezzi del mercato che insieme comportano il rischio di una diminuzione del patrimonio zootecnico a causa degli alti costi dei fattori di produzione.
Altro problema importante è l’insorgenza sempre più elevata di contaminazione da aflatossine nella produzione maidicola.
Infine, ma non per importanza, il progetto vuole affrontare anche il crescente degrado degli elementi caratteristici del paesaggio rurale e delle aree agricole periurbane della Piana lucchese.
Il progetto, che prevede un investimento di circa 5 milioni di euro e un finanziamento del PSR di metà del suo valore, vede coinvolti diversi soggetti della filiera, dagli agricoltori ai trasformatori a enti di ricerca e istituzioni locali.
Il capofila del PIF è il molino Molitoria Val di Serchio, specializzato nella trasformazione di cereali da foraggio. Sotto il coordinamento del capofila sono presenti: 17 imprese agricole di produzione primaria e 8 imprese di trasformazione e commercializzazione. Il PIF è inoltre sottoscritto dall’Unione provinciale agricoltori, le federazioni Coldiretti di Lucca e di Pisa e la Confederazione italiana agricoltori (CIA) di Lucca.
Riguardo ai partner scientifici sono coinvolti il dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agroambientali dell’Università di Pisa e la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa oltre a Horta Srl, uno spin off dell’Università di Piacenza.
Vi è poi il Comune di Capannori, inserito come ente territoriale, che avrà il compito di pubblicizzare le proposte innovative sviluppate e l’avanzamento del progetto tramite articoli, eventi e materiale divulgativo.
Le opere degli investimenti sono varie e diversificate: dall’ampliamento e ammodernamento delle stalle, all’impianto di pannelli fotovoltaici; dall’acquisto di macchine per la sanificazione delle partite di mais ad un progetto di innovazione agrotecnica per il controllo delle aflatossine.
Tra i risultati attesi, infatti, oltre all’incremento qualitativo e quantitativo dei prodotti cerealicoli primari, di mangimi e di alimenti, il PIF prevede la realizzazione di un modello di gestione integrata del rischio di contaminazione da aflatossine con il trasferimento di innovazione alle imprese agricole attraverso l’uso di tecnologie di fotointerpretazione dello stato colturale, di tecniche innovative di contenimento biologico delle infestazioni di Aspergillus flavus e di protocolli di decontaminazione di mais contaminato.
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