
A seguito delle osservazioni di un appassionato di agricoltura, Nicola Zurlo, si è sviluppato un vivace dibattito che fa molto piacere, perché denota passione e senza passione si fa ben poco nella vita ed, in particolare, non si fa agricoltura. Tra le molte cose dette e tutte degne di grande attenzione, mi pare che si possa individuare una linea comune: l’agricoltura va attuata nel rispetto dell’ambiente. Ci sono invece distinzioni su come raggiungere l’obiettivo. Noto però, con grande senso di sollievo, che la diversità delle opinioni è sostenuta con toni pacati e con il desiderio di trovare risposte a domande obiettivamente complesse. In questa fase del dibattito, più che entrare entro alcune specifiche questioni, vorrei formulare l’esortazione a continuare su questa linea. Siamo troppo spesso incitati a scegliere uno o l’altro dei punti di vista in contrapposizione e più che la comprensione dei problemi si cerca di polemizzare aspramente. Questa volta mi pare che non ci si voglia azzuffare aprioristicamente tra tipi diversi di agricoltura, ma che si possa tentare di costruire una agricoltura attuabile con diverse modalità tecniche, ma tutte rispettose dell’ambiente. Non più fronti contrapposti, ma persone che dialogano sul piano tecnico portando argomenti. Avanti così: non ci mancherà il modo per correggerci a vicenda su alcuni punti di vista.
Amedeo Alpi – Università di Pisa
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La pacatezza dei toni ed il rispetto reciproco è il presupposto per affrontare un dibattito che si pone degli obiettivi costruttivi piuttosto che distruttivi.
Naturalmente la scienza è al servizio dell’uomo, così come l’agricoltura, ed a mio avviso questo non può prescindere da un profondo rispetto per la terra, gli animali e la natura in senso globale.
Qualcuno più illuminato di me ha detto che una proprietà fondamentale di qualsiasi teoria scientifica risiede nella “confutabilità”, questo naturalmente non deve essere un freno alla ricerca scientifica, ma deve essere un monito affinché ognuno di noi sappia che tutto quello che oggi credevamo giusto un domani potrebbe essere sbagliato, ed a volte le conseguenze sono molto peggio dei presunti benefici.
Un pomodoro, un pezzo di formaggio, una bottiglia di vino, non è solo scienza, e non si può discutere di agricoltura e di prodotti agroalimentari solo in termini scientifici.
Sarebbe bello far fare una visita ad un giovane studente in un’azienda che pratica agricoltura naturale, o in un vigneto, o in un allevamento sostenibile, e fargli provare un po’ dei buoni prodotti che la natura ci offre.
Ci sono molti contadini con la terza elementare che fanno dei prodotti straordinari, dei veri tesori, magari a loro farebbe bene farsi qualche lezione universitaria per capire come avvengono i processi che per loro sono figli solo dell’esperienza tramandata da una cultura agricola antichissima.
Sarebbe un bello “scambio” di esperienze, sicuramente costruttivo.
Giusto. Senza dialogo non può esistere alcun progresso, alcun confronto costruttivo. Disponibilità a dialogare necessariamente significa disponibilità all’ascolto, al recepimento, specialmente di idee diverse dalle proprie. Per far questo però vanno eliminati i bias cognitivi, vanno rimossi pregiudizi e falsi miti che ostacolano un positivo confronto e impediscono un libero pensiero. In ogni caso le persone vanno rispettate, sempre e comunque. Le idee e le opinioni su questioni di ambito scientifico, tuttavia, non hanno alcun peso se non supportate da fatti e documentate da risultati.
Condivido pienamente.
Non c’è mai un’unica soluzione ai problemi, sopratutto in agricoltura, dove ogni caso è distinto da un altro.