
Cylindrocladium buxicola è il fungo fitopatogeno agente del disseccamento fogliare del bosso, essenza impiegata da secoli nei giardini all’ italiana per la creazione delle tipiche siepi geometriche e per l’arte topiaria. Nessuna tra le tante varietà appartenenti alle diverse specie di bosso (Buxus sempervirens, Buxus microphylla, Buxus sinica) può essere considerata immune al patogeno. L’origine della malattia ad oggi non è molto chiara, ma la sua diffusione nel nostro Continente è partita dai Paesi Nordici: nei primi anni novanta i primi avvistamenti sono avvenuti in Inghilterra, per poi diffondersi a partire dalla prima metà del 2000 in Belgio, Irlanda, Olanda e Germania. L’ Italia è un importante produttore di Buxus, a causa dei prezzi favorevoli non è raro che vivai italiani importino grosse quantità di piccole piante appartenenti a questa specie dai Paesi Nord Europei (in particolar modo Belgio e Olanda), per poi occuparsi del loro accrescimento che alle nostre latitudini è particolarmente avvantaggiato. Probabilmente è a seguito di tali importazioni che a partire dal 2007 il patogeno è stato rivenuto in Lombardia, per poi presentarsi in tutti i distretti vivaistici a livello nazionale.
Cylindrocladium buxicola si presenta sulla pianta con sintomi fogliari, ovvero macchie rotondeggianti brunastre, con un interno chiaro, contornato da un alone più scuro. La foglia attaccata tenderà a seccare per poi cadere. Il vero problema della malattia è la sua velocità di diffusione, in pochi giorni i sintomi si presenteranno sulle foglie limitrofe alle prime zone attaccate, creando dei disseccamenti diffusi sulla chioma, che poi andranno a confluire in vere e proprie chiazze. Non è raro riscontrare attacchi anche sui rami, i quali subiscono imbrunimenti dall’ alto verso il basso, per poi disseccare insieme alle loro foglie.
La malattia si presenta generalmente in primavera e in autunno, mentre durante l’estate si assiste ad un rallentamento causato dalla bassa umidità. In estati umide (come quella del 2014) è possibile riscontrare attacchi durante tutto il periodo vegetativo che va da aprile ad ottobre. In inverno il fungo sverna nei tessuti infetti o nelle foglie e resudi di potatura a terra. Nel terreno, grazie alla formazione di microsclerozi, il patogeno può sopravvivere anche senza la presenza della pianta ospite.
La diffusione delle spore avviene per lo più tramite l’azione della pioggia (o dell’irrigazione aerea) e del vento; ma importanti vettori possono essere insetti, uccelli e attrezzi da potatura.
Il fungo può essere trattato con alcuni fungicidi, ma oltre ad essere di difficile eradicazione, al primo apparire dei suoi sintomi la pianta diventa immediatamente non commerciabile. Quindi risultano di fondamentale importanza la prevenzione e il controllo dello stato fitosanitario del materiale prima di iniziare una nuova piantagione. Gli accorgimenti da mettere in atto nella fase di coltivazione in vivaio sono: utilizzare sistemi di irrigazione sottochioma localizzata a discapito dei sistemi a pioggia sovrachioma, non eccedere con concimazioni azotate, non adottare densità di impianto troppo elevate, disinfettare regolarmente gli attrezzi di potatura ed eliminare (bruciando) le piante colpite o il materiale infetto caduto a terra (potature e foglie).
Importante ruolo nel controllo della malattia può essere giocato dai responsabili e dagli operatori del verde pubblico e privato, i quali sono tenuti (oltre a seguire le indicazioni sopra riportate) a segnalare agli organi di competenza l’eventuale avvistamento dei sintomi.
Appare auspicabile l’inizio di percorsi di miglioramento genetico per l’ottenimento di nuove varietà resistenti a Cylindrocladium buxicola, magari pescando nell’ ampio patrimonio genetico rappresentato dai giardini storici all’ italiana.
Commenti
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Ciao Stefano, hai scritto un bell’articolo ben dettagliato, utile per per diagnosticare il problema. Colgo l’occasione per porti la questione Xylosandrus compactus, che da due anni a questa parte devasta le siepi versiliesi. Pare che il parassita sia stato importato dall’Asia in alcune partite di piante infette, alcune delle quali siano state inserite proprio nei vivai pistoiesi. Dato che lavori nella zona, ti volevo chiedere se siete riusciti a dominare l’evoluzione di questo insetto e le conseguenze del fungo che porta con se. Sarei lieto di conoscere i principi attivi che hanno avuto una miglior risposta in rapporto con la minore tossicita’ sull’ambiente e persone. Grazie.
Ciao Daniele,
sinceramente non ho mai avuto esperienze dirette con questo particolare patogeno, evito quindi di sbilanciarmi con consigli. Comunque si.. anche io so che è una brutta gatta da pelare..
Ciao Stefano,
Conosci come Cylindrocladium buxicola è stato introdotto in Italia?
Ciao Claudio,
probabilmente abbiamo “importato” il patogeno con l’importazione di piccole piante di Bosso dal Nord Europa (probabilmente dal Belgio).
Interessante lo scritto di Stefano Lucchetti sulla presenza di Cylindrocladium buxicola su bosso. Generalmente si conoscono le grandi malattie, mentre per quelle minori si lascia fare solo agli specialisti. Ma Stefano operando nel distretto vivaistico di Pistoia e Pescia evidentemente lo è diventato, per quel che riguarda la difesa fitosanitaria di specie ornamentali. Quella riportata su bosso è, in pratica, una nuova specie , forse il risultato di una ibridazione incrociata tra specie diverse di Cylindrocladium. Come Stefano scrive, il fungo ha fatto la sua comparsa (a metà anni ’90 del secolo scorso) per la prima volta (verosimilmente) nel Regno Unito e da qui si è diffuso in vari Paesi del Nord Europa (Belgio, Irlanda, Germania, Olanda, ..) e anche del Sud Europa, fra cui, anche l’Italia, la Croazia, la Spagna. Francamente, siamo abituati a vedere le nostre colture colonizzate da funghi, e batteri, e virus, e insetti provenienti da Paesi esotici, asiatici e africani, ma anche americani (Nord e Sud). Questa di un nuovo Cylindrocladium tutto europeo (fuori dall’Europa è segnalato solo in Nuova Zelanda) è un po’ una novità che aggrava una situazione già di per sé pesante. E poniamo attenzione alle piante ornamentali: queste si muovono con grandissima facilità e così facendo possono trasportare di tutto anche su lunghe o lunghissime distanze. Concordo anch’io sul richiamo agli aspetti di miglioramento genetico: sarebbe tempo che si facesse anche da noi senza aspettare che siano sempre gli altri (al riguardo il nostro settore vivaistico è un po’ ….pigro) a proporre nuove varietà, ma si sa – fare ricerca costa e noi spesso si preferisce farla fare altrove. Buon lavoro dunque a Stefano.
Giuseppe Surico – Università di Firenze
Grazie Preside Surico, ricevere da lei un apprezzamento è un vero onore. Ero presente in aula al suo intervento su Xylella lo scorso mercoledì all’assemblea dell’Ordine di Prato. Ci ha fatto comprendere come sia importante per noi professionisti rimanere sempre aggiornati in tema di patologia vegetale, anche perchè (come da lei sottolineato), il mercato globalizzato è causa di diffusione di patogeni rappresentanti vere e proprie sfide per la nostra agricoltura.
Informativa snella e interessante che apre su un’interessante prospettiva: riportare gli agronomi nei giardini storici, per rileggerli come importanti luoghi di custodia della diversità genetica.
Stefano, ho una domanda. Visitando il sud-ovest francese (ditorni di Tolosa) ho visto, a inizio maggio, piante di bosso interamente disseccate. Questa malattia fungina può, da sola, portare a completo disseccamento delle piante?
Te lo domando perché la nota di Pietro sulla piralide mi ha messo un dubbio, avendo osservato sulle piante in questione tracce dell’insetto (il caratteristico intreccio di fili sericei sui germogli).
Ciao Davide,
probabilmente la siepe di cui parli era stata attaccata dalla Piralide, sia perchè hai osservato le tracce dell’insetto, sia perchè l’intera siepe era disseccata interamente. Anche il fungo del disseccamento può portare alla morte della pianta, ma solitamente si presenta come un disseccamento diffuso.
Mi piace molto l’ultima frase… un intreccio di agronomia, genetica e storia!
Ciao Paolo, ti ringrazio per il tuo piacevole commento. L’Italia è uno dei Paesi più importanti per quanto riguarda la produzione di piante da esterno, ma purtroppo non siamo mai stati al pari di Paesi come Olanda e Francia nel miglioramento genetico di essenze ornamentali. I nostri competitors fanno di logistica e innovazione varietale elementi trainanti delle loro strategie di mercato, in questo avremmo tanto da imparare. Per quanto riguarda il richiamo alla storia è semplicemente dovuto: nei nostri giardini storici si possono trovare siepi di bosso veramente antiche, se sono sopravvissute per tutto questo tempo è probabile che abbiano qualche elemento di resistenza nel loro codice genetico. Da tecnici sappiamo che i percorsi di miglioramento genetico sono lunghi e non sempre portano al risultato voluto, ma io trovo necessario investire in questa scommessa.
Articolo davvero interessante. Se non ricordo male, tempo fa avevo letto che la Piralide del Bosso (Cydalima perspectalis) gioca un ruolo importante sulla diffusione del fungo.
Ciao Pietro, grazie per l’apprezzamento… La diffusione dovrebbe avvenire principalmente ad opera dell’acqua, ma pare che anche gli insetti giochino un ruolo importante ed effettivamente la Piralide purtroppo è molto diffusa nei nostri vivai e giardini.