
Il progresso scientifico compiuto negli ultimi anni oltre ad essere di considerevole importanza sia per l’avanzamento teorico che per i risvolti applicati, ha in sé il fattore velocità. E’ un dato di fatto. Ad una scoperta ne segue subito un’altra, un mattone sopra l’altro a formare via via un castello che si auto sorregge e corregge senza fine. La Ricerca non può essere contenuta e limitata, come non può esserlo la brama di conoscenza insita nell’uomo. La conoscenza non ha spazio definito, non ha dimensione propria, perciò spesso non si possiede steccato adeguato a recingerla.
Certo, si formulano leggi e regolamenti per tentare di arginare questa sete di sapere, ma è come fermare un fiume con le mani. Al limite devia il corso, ma scorre pur sempre a valle. Allo stesso modo si può vietare in qualche luogo parte della Ricerca, ma essendo questa priva di confini ed universale, continuerà naturalmente a svilupparsi e a crescere altrove.
Focalizzando sulle restrizioni normative, si può vedere come queste non siano commisurate alla velocità del progresso e perciò, oltre ad apparire talvolta puerili e vane, capita che cadano in vera e propria contraddizione.
Come si è visto, bloccare la Ricerca in un dato settore conduce allo spostamento di risorse e capitali verso altri luoghi o ambiti, ma talvolta la morsa normativa non risulta neppure adeguata a tenere il passo con gli sviluppi che essa compie. Finisce per assurgere a strumento di prevaricazione politica.
Eccoci arrivati all’esempio di specie. L’approccio biotecnologico chiamato CRISPR risulta essere un affinato avanzamento nel campo del Genome Editing, oltre ad essere una tecnica molto più semplice. CRISPR è “pietra miliare nello studio delle scienze vegetali”, secondo il giapponese Tetsuya Ishii, dell’Università di Hokkaido.
D’altro canto questo metodo potrebbe segnare un punto di rottura con l’attuale regolamentazione europea e mettere in luce le contraddizioni di metodo su cui si fonda. Infatti l’utilizzo di tale tecnica permette di effettuare interventi precisi e mirati sul patrimonio genetico, senza introdurre alcun frammento di DNA esogeno o usare mezzi dalla legge non consentiti. Questa tecnica prosegue sulla scia degli interventi puntuali già condotti con le Meganucleasi, TALEN e le Dita di Zinco.
Dal momento che l’attuale regolamentazione non differenzia caso per caso, ma discrimina sulla base della tecnica con cui si ottengono le diverse applicazioni, si ipotizza che la Commissione Europea non classifichi le piante così ottenute come “geneticamente modificate”, poiché questa tecnologia non rientra tra quelle presenti nell’allegato 1A della Direttiva 2001/18/CE.
Il succo della storia però è questo: è sempre più difficile definire il confine tra ciò che è naturale e innaturale, e ciò che è modificato artificialmente viene fatto in modo sempre più invisibile, o se volete, naturale. In questo scenario appare labile il facile dilemma “ogm o non ogm?”.
Tuttavia, ciò che ci si augura non è porre di nascosto sul mercato piante e prodotti modificati a ignari consumatori, ma piuttosto giungere ad una normativa coerente con gli standard di sicurezza che il metodo scientifico oggi garantisce, in grado di diffondere largamente i benefici distinguendo, se così la si vuole chiamare, l’applicazione buona da quella cattiva.
Commenti
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Penso che per la normativa sugli OGM possa valere il detto “rigore è quando l’arbitro fischia”, come ho letto in qualche articolo in merito. E’ la tecnicamente discutibile definizione data dalla normativa stessa che mette i paletti e implica di dovere usare la parola OGM, con tutte le conseguenze del caso sui consumatori. Vedremo come evolverà!
E’ vero Silvia, ma ti dirò di più: la normativa mette i paletti e implica di NON dover usare la parola “OGM” per quelle piante ottenute ad esempio tramite mutagenesi chimica o fisica. E paradossalmente sappiamo bene che queste sì sono piante modificate “casualmente” e con tecniche rozze rispetto a quanto possiamo ottenere con la tecnologia ad es. del Genome Editing!
Alcuni articoli che avevo letto indicano che la società ha imboccato ormai un vicolo cieco e la parola OGM porterà con sé, in eterno, tutta la pletora delle accezioni negative che le sono state ingiustamente affibbiate…si procederà in avanti e in modo razionale solo se saremo in grado di rimuovere queste tre lettere…magari sostituendole con qualcosa di più chiaro…ma chissà…
Ciao Pietro,
Le proprietà del CRISPR/Cas9 a cui accenni (non c’è trasformazione, ed il prodotto finale non sarebbe da considerare transgenico, in teoria) la rendono una tecnologia molto attrattiva per le aziende.
Inoltre molto più semplice di TALE(N) e Zn fingers perché queste ultime devono essere costantemente adattate ed ingegnerizzate per avere una specifica sequenza come target (time consuming). Cosa che non hai bisogno di fare con il CRISPR, che tra l’altro sfrutta anche un metodo naturale dei batteri di resistere a infezioni virali.
Insomma, aspetteremo come la Commissione Europea si adatterà alle nuove scoperte scientifiche
Ciao Claudio,
grazie del prezioso commento. Attendiamo speranzosi la risposta europea