Ciao, studio all’Agraria Opinioni

È estate e fa caldo. Tutto ciò che vorremmo e dovremmo fare adesso è sorseggiare il nostro cocktail e guardare il mare all’ombra di una palma mentre grondiamo di sudore.
Prometto allora di non annoiarvi, e di proporvi qualcosa che spero vi faccia sorridere e faccia distrarre per qualche attimo quegli studenti che al momento grondano di sudore, sì, ma sui libri.

Mi sono imbattuto in un articolo che scrissi qualche anno fa per il giornalino della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli “Federico II”: “Cesoie” (nome azzeccatissimo).
Ero al secondo anno di studi, e da fiero studente di Tecnologie Agrarie, sentivo il bisogno di scrivere questo articolo e la necessità che qualcuno lo leggesse.

Ricordo con nostalgia quella fase della mia vita universitaria e sono contento di esser cambiato (almeno credo) da quello studente un po’ permaloso che scrisse questo articolo. Sono sicuro, però, che se avete studiato o studiate in una Facoltà (oggi Dipartimenti) di Agraria, vi immedesimerete in ciò che state per leggere.

Buona lettura

“Ciao, studio all’Agraria”

A volte ci capita di incontrare amici di vecchia data, parenti o amici di famiglia che non vedevamo da parecchio. Dopo i primi e dovuti convenevoli, si passa a quella fatidica fase della conversazione in cui si parla di quello di cui ci si occupa. A chi di noi, studenti di Agraria, non è capitato di rimanere un po’ infastiditi dalle reazioni, verbali e non, dei nostri interlocutori alla frase “studio all’Agraria”?
Scommetto che ad alcuni di noi, tra i quali io, sia capitato così tante volte da ormai non sorprendersi di quella serie di parole o espressioni facciali, dell’amico o del familiare di turno, che si ripetono con quasi un susseguirsi spaventosamente costante al solo sentire quella parola: Agraria.
Funziona più o meno così:

“Mamma mia, da quanto tempo non ci vediamo! Che fai, studi?”
“Sì”
“Beh, cosa studi?”
“Sono iscritto alla facoltà di Agraria”
“Ah…”

Il gelo. Un tentativo di sorriso che riesce solo in una brutta smorfia accompagnata da uno sguardo perso nel vuoto. Secondi nei quali il nostro interlocutore si chiede quale sia il significato di quella ripugnante parola. È possibile, in alcuni casi, addirittura scorgere precise domande dalle loro espressioni: “Agraria? Perché, esiste? E che studiano? Le fave?” etc.
Superato lo sbigottimento iniziale, agli occhi dell’interlocutore il più delle volte compariamo con un cappello di paglia alla testa, una salopette, e delle scarpe sporche di terra ai piedi, per dire, un contadino del Kentucky degli anni ’30! Ed è proprio “un contadino!” ciò che rispondo a chi, stranamente incuriosito, chiede a cosa mi porteranno questi studi.
Un’ironia non sempre colta.
A questo punto, nella conversazione media o se volete, ordinaria (studiare estimo gioca brutti scherzi) c’è un bivio:

a)  la conversazione muore dopo che l’Interlocutore, nel panico più totale, ha manifestato con poca convinzione apprezzamento (“ah, bello…”);
b) tu ti imbarchi in una vera e propria opera di convincimento elencando le attività, i corsi di laurea, i piani di studio e le materie d’esame, nel disperato tentativo di cercare approvazione e ravvivare l’interesse nell’Interlocutore. La maggior parte delle volte, non si raggiungono i risultati sperati.

Finita la conversazione, lo studente cala nello sconforto più totale.
È il momento più brutto, in cui ci si sente incompresi dal mondo. Al di là di medicina, giurisprudenza, economia, architettura etc, si studia anche agricoltura. Perché nessuno sembra saperlo e/o dargli importanza? Eppure il Nostro Interlocutore ha inconsapevolmente a che fare più di una volta al giorno con l’agricoltura: ogni volta che mangia, per dirne una. Ci infastidisce come faccia ad ignorare che proprio qui, a Portici, sia nata la prima Scuola superiore d’Agricoltura dell’Italia meridionale nonché una delle più prestigiose in tutta la nazione; come faccia a non conoscere personaggi come Norman Borlaug o Nazareno Strampelli o perché non sia riconoscente a persone come noi, un giorno professionisti del settore, per la qualità del cibo che consuma. Questo, ai nostri occhi, è inconcepibile.
Mi piacerebbe che chiunque abbia affrontato una situazione del genere si unisca a questo che può esser considerato uno sfogo per la tortura alla quale lo studente d’Agraria deve essere sottoposto, quella di essere sottovalutato.
Mai il lettore vada a pensare, però, che il mio sia un rimpianto per il percorso di vita scelto, quello di studiare Agraria intendo, anzi ne vado fiero.
Non so se si nota, in tutto l’articolo, la A maiuscola di Agraria.

C.C

P.S: Degli amici mi hanno regalato una zappa il giorno della mia laurea. C’era da aspettarselo.


Claudio Cropano

“Tanto vale l’uomo, tanto vale la sua terra”

 

Ho 23 anni e vivo a Wageningen (Paesi Bassi) dove sto conseguendo la Laurea Magistrale in Plant Sciences alla Wageningen University and Research Centre.

Dopo un periodo di studio all’ Instituto Politécnico de Viana do Castelo (Portogallo), nel 2014 ho conseguito la laurea triennale in Tecnologie Agrarie all’Università degli studi di Napoli “Federico II”.

Mi intriga molto il lato scientifico dell’agricoltura, disciplina tutt’oggi reputata nell’immaginario collettivo come un qualcosa di molto approssimativo e stereotipata come attività di basso livello. A mio avviso, queste sono le conseguenze di quanto poco si conosca del mondo agricolo. Da questo presupposto, ho colto al volo l’opportunità di partecipare all’allestimento di questo blog: la buona informazione come uno dei fattori chiave per destare l’attenzione su tematiche di primaria importanza, le quali non sono sempre percepite come tali.

Conosco l’Accademia dei Georgofili e sono un accanito lettore dei suoi articoli su www.georgofili.info e un affascinato della sua storia. Penso che le giornate studio, i convegni, le mostre ed i dibattiti siano ancora dei mezzi fondamentali per sollecitare e stimolare la curiosità sulle tematiche agricole, qualcosa in più forse andrebbe fatto, in merito al conferimento di borse di studio e/o di ricerca a giovani talentuosi oppure per l’approfondimento di specifiche tematiche.

Nell’immediato e nel prossimo futuro uno dei vari compiti affidati all’agricoltura è quello di sfamare una popolazione mondiale che è proiettata a crescere fino a 9 miliardi di persone entro il 2050. Saranno dunque richieste innovazioni scientifiche e tecnologiche atte a far fronte a questa crescente richiesta di cibo rispettando, in ogni caso, i principi della sostenibilità ambientale. Nello stesso tempo, la conservazione del paesaggio rurale, l’aspetto sociale e didattico dell’agricoltura dovranno rappresentare ancora i presupposti sui quali il mondo agricolo si basa.

Commenti

  1. Claudio Cropano daniele.marraccini@gmail.com Dice: dicembre 15, 2015 at 12:23 pm

    Ciao Claudio, complimenti per l’articolo molto carino e divertente! Io sono uno studente lavoratore iscritto a Scienze Agrarie e lavoro nel settore del commercio di prodotti per l’agricoltura. Nel mio caso c’è una controtendenza “nell’espressione facciale” delle persone che vengono a sapere che studio Agraria, specialmente i clienti, i quali rimangono sorpresi e affascinati della cosa. Forse sarà perchè non ho l’aria dello studente. Comunque sia tante persone di ogni categoria stanno rivalutando il mondo Agricolo e traspare in loro la voglia di conoscenza di un mondo antico che ai giorni nostri per tanti è sconosciuto. Il bambino mangia l’uovo non sapendo che lo fa la gallina, beve i latte pensando che provenga da un rubinetto, per non parlare delle verdure.Noi per loro siamo le porte per entrare in una nuovantica affascinante realta’!!! Saluti!!!

    • Claudio Cropano Claudio Cropano Dice: dicembre 15, 2015 at 3:05 pm

      Ciao Daniele, grazie per il commento!
      Hai perfettamente ragione, anche io sto notando una “rivalutazione”.
      Quello che sta cambiando è che sta nascendo consapevolezza sul ruolo primario che hanno le professioni per le quali un Dipartimento di Agraria ti prepara.
      Un trend positivo che sicuramente non si fermerà!

      Continua a seguirci ed a commentare!

  2. Antonio Tulone Dice: luglio 22, 2015 at 11:38 am

    Ciao Claudio! Hai scritto proprio un bell’articolo che rispecchia uno dei momenti in cui noi studenti dei Corsi di Studio in Scienze Agrarie ci siamo imbattuti almeno una volta nella vita. Purtroppo spesso lo studente della Facoltà di Agraria viene visto da molti come uno studente di serie B, quando in realtà dal nostro settore dipende la sicurezza alimentare e non solo di interi popoli.

    P.S.: Mi sono rispecchiato perfettamente in questo articolo e per questo motivo ho pensato di condividerlo. Ci vediamo presto e grazie per i tuoi fantastici contributi nonostante siano iniziate da poco le vacanze per noi universitari. A presto! :-)

    • Claudio Cropano Claudio Cropano Dice: luglio 22, 2015 at 1:06 pm

      Grazie per il commento e la condivisione Antonio!
      A quanto pare, il trovarsi in una situazione del genere è quasi uno step obbligatorio (o propedeutico, per rimanere in ambito universitario) alla Laurea in Agraria :)
      Che pensino ciò che vogliono, concentriamoci ed impegniamoci a fare ciò per cui abbiamo e/o stiamo studiando!

  3. Andrea Pesenti Dice: luglio 22, 2015 at 8:17 am

    E’ vero, all’inizio dell’università tutti mi chiedevano quasi se c’è da studiare per zappare la terra. E li a spiegare cosa volevo fare e come non c’entrasse zappare la terra e basta (e che forse l’agricoltura è un po’ lontana da come la gente mediamente se lo immagina). Ora invece, ma altrettanto in modo fastidioso, tutti a dire “è il futuro, il ritorno alla terra, ci rialzeremo grazie a quello”. Fastidioso non perchè non può essere vero, ma perchè il nostro settore è quello più duramente colpito e purtroppo non solo dalla crisi, ma è visto come rose e fiori. Forse siamo nel settore che suscita più immaginari e che meno è conosciuto. Bello è complesso.
    Comunque che boom di visualizzazione sto articolo! Complimenti!Con la “divulgazione” hai vinto Claudio!;-)

    • Claudio Cropano Claudio Cropano Dice: luglio 22, 2015 at 10:37 am

      Ciao Andrea e grazie per aver commentato.
      Sono assolutamente d’accordo con te. L’iniziale diffidenza adesso si è trasformata quasi in ipocrita ammirazione. Della serie: “Tu sì che hai capito tutta nella vita, la terra è dove bisogna puntare oggi giorno, non come noi altri…bla bla bla, se potessi tornare indietro…bla bla” ma nessuno di loro ha mai nemmeno minimamente pensato di studiare Agraria. Forse dovrei scriverci a riguardo, un sequel di questo articolo :)

  4. Camilla Zoppolato Dice: luglio 20, 2015 at 10:02 am

    Ciao Claudio! Quante volte come studente di Agraria mi sono imbattuta in situazioni simili a quella che hai descritto! Quanti imbarazzi e disagi! Quando con una sorta di stupore arrivano a domandarti: “E dopo cosa farai?”. Dopo un po’ di volte che te lo chiedono ti viene il sospetto che la maggior parte delle persone non abbia assolutamente idea di quali siano le prospettive di questo corso di studi…
    Altri sono talmente stupiti da chiedere direttamente “Ma come mai questa scelta?”
    L’importante è non prendersela troppo…
    Come mai pochissimi sanno che è necessario studiare anche agricoltura?
    Credo che la nostra società abbia un’immagine un po’ distorta dell’agricoltura e della produzione di cibo… Forse le pubblicità che da sempre fanno leva sulla genuinità dei prodotti e sull’ambiente bucolico fanno apparire tutto “come una volta”… E quindi se si pensa inconsapevolmente che l’agricoltura sia un’attività antica praticata dalla notte dei tempi sempre nella stessa maniera, forse non si ritiene necessario studiarla…

    • Claudio Cropano Claudio Cropano Dice: luglio 20, 2015 at 10:22 am

      Ciao Camilla! Grazie per il commento :)
      Questo articolo l’ho scritto all’inizio della mia vita da studente universitario e con il passare del tempo, mentre da una parte ho imparato a farci l’abitudine con queste situazioni, dall’altra ho notato una maggiore consapevolezza, testimoniata anche dal boom di iscrizioni che negli ultimi due o tre anni i Dipartimenti di Agraria, in tutta in Italia, hanno registrato.
      Inutile aggiungere che le nostre figure professionali saranno necessarie e fondamentali per garantire la sicurezza alimentare nei prossimi anni, una sicurezza che fino a qualche anno fa, era reputata garantita. Questo credo abbia contribuito alla consapevolezza alla quale accennavo sopra e ad un riconoscimento maggiore nell’immaginario collettivo di quello che accade nei Dipartimenti di Agraria.

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