
Uno degli sport preferiti degli italiani è parlar male delle cose che vanno bene. O meglio, quando una cosa va bene al 90%, si parla solo del 10% che non va bene, nascondendo che è solo il 10%. È successo così per Expo nei mesi scorsi, quando sulle prime pagine dei giornali si affollavano i titoli che parlavano di ritardi e problemi vari. Ora la realtà si può vedere: Expo è un evento gigantesco e complesso, che noi italiani siamo riusciti a realizzare molto bene. Non sarà perfetto, ma la perfezione è solo divina.
Da qualche giorno, superati i problemi della costruzione, molti spostano l’attenzione su una presunta mancanza di contenuti a fronte di grandi investimenti architettonici, oppure di contenuti non in linea con il tema. Altri invece si scandalizzano per la presenza delle multinazionali.
Facciamo qualche considerazione partendo da che cosa è l’Expo e che cosa non è. Per i più agricoli è una sorta di grande “fiera dell’agricoltura”, gli appassionati di cibo lo vedono come un “mega ristorante etnico”, altri come una “festa del no-profit”. Poi si sentono varie altre definizioni, da “colata di cemento”, a “grande fiera di mafia e mazzette” ecc., ma lasciamo perdere. Riporto la definizione del BIE (Bureau International des Expositions), l’ente internazionale che assegna agli stati l’organizzazione degli Expo.
An Expo is a global event that aims at educating the public, sharing innovation, promoting progress and fostering cooperation. It is organized by a host country that invites other countries, companies, international organisations, the private sector, the civil society and the general public to participate. Due to the diversity of its participants, from top decision makers to children, Expos offer a multifaceted event where extraordinary exhibitions, diplomatic encounters, business meetings, public debates and live shows take place at the same time.
Here are 4 reasons why Expos are truly unique events, from the perspectives of their different publics.
1. For the international community: Expo is a dialogue platform for progress and cooperation
2. For the general public: Expo is an educating and entertaining experience
3. For the host country: Expo is a tool for nation branding and development
4. For participants: Expo allows international outreach and economic opportunities
Da qui si capisce come Expo non sia ascrivibile a nessuna categoria, e per questo è speciale. È un grande “frullatore” in cui si può inserire di tutto e si può ricavare di tutto. Un grande laboratorio di idee e scambi di opinione. Non può essere una fiera perché non sono le aziende a esporre (se non in piccolissima parte) e non si rivolge solo a un pubblico di tecnici, non può essere un convegno perché non si rivolge solo a scienziati. L’Expo è più assimilabile ad un parco a tema, organizzato con un format di regole che viene venduto dal BIE al paese organizzatore.
Ma riflettiamo anche sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Si tratta di quattro parole accostate in maniera da creare un concetto il più ampio possibile. C’è sì per primo il concetto di nutrizione, ma c’è anche il concetto di vita, che non si può ridurre a una mera questione di alimentazione. Pianeta ed energia sono anch’essi termini che possono avere un’infinità di implicazioni e interpretazioni.
Quindi non solo la struttura di Expo non è paragonabile a nessun tipo di evento, ma anche il suo tema non è ben definito, ma è volutamente molto generale. Pensiamo al tema del prossimo Expo a Dubai nel 2020: “Connecting minds, creating the future”. È molto più “indecifrabile” di quello del nostro Expo milanese, può veramente aprire a mille interpretazioni. Ed è anche per questo che Expo è un evento globale.
Torniamo al punto iniziale, i contenuti. Nello scenario descritto è chiaro che c’è posto per (quasi) tutti e che tutti possono dire (quasi) tutto quello che vogliono. C’è posto per le multinazionali e c’è posto per Slow Food, anzi è meglio che ci siano entrambi. Riporto da sopra:
Expos offer a multifaceted event where extraordinary exhibitions, diplomatic encounters, business meetings, public debates and live shows take place at the same time.
Commenti
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Il punto 1 che scrivi è chiaro. Piattaforma di dialogo. Un dialogo non si fa sull’assenza di contenuti e nemmeno ascoltando tutti (infatti hai “quasi”). Per ora l’expo sembra evento puramente commerciale, e facendo parlare la vandana shiva si sbaglia decisamente mira. Opinioni si, ma baggianate no grazie.
Vandana Shiva è ormai l’icona delle fuffe, anche delle più macabre come la riprovevole correlazione suicidi-coltivazione cotone bt in India. Ma allo stesso tempo rappresenta in modo degno quella fetta di popolazione cui piacciono favole, dietrologie, miti e leggende che sfumano facilmente in attivismo ideologico.
Ciao Paolo, condivido ciò che hai scritto.
Aggiungo una considerazione di carattere personale pur essendo pienamente d’accordo che “c’è posto per le multinazionali e c’è posto per Slow Food, anzi è meglio che ci siano entrambi”.
Ecco non mi piace il comportamento di coloro che dicono di opporsi alle multinazionali, e sicuri di avere verità in tasca, vogliono imporre oltre alla loro weltanschauung, forse anche le proprie ideologie.
Inoltre sono particolarmente scettico anche nei confronti di coloro che, in sede di appalto pubblico, evitano la gara e ottengono l’assegnazione, come si legge sui quotidiani a proposito di Eataly (non mi sembra corretto dal momento che le multinazionali stesse sono sottoposte a questo sistema).