
Credo che l’agricoltura sia una delle più belle professioni al mondo. Offre un’ampia gamma di conoscenze come dimostra la peculiare e vasta eterogeneità delle discipline che devono essere incluse nei programmi didattici delle Scuole superiori di agraria. Un tempo, una gran parte di questi studenti universitari erano figli di agricoltori. Oggi non più. Le difficoltà e le amarezze subite dai padri inducono a scegliere lauree diverse.
Sappiamo però che il numero degli studenti di Agraria sta crescendo. Il motivo va ricercato soprattutto nella diffusione di idee astratte sull’attività agricola, quali il fascino delle nuove conoscenze biologiche e l’attrazione psicologica delle campagne.
Comunque posso dire che all’università ho studiato Agraria, superando un forte parere contrario dei miei genitori, ho dedicato all’agricoltura l’intera mia vita e se potessi rinascere rifarei la stessa scelta.
Franco Scaramuzzi (Presidente Onorario dell’Accademia dei Georgofili)
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Nello scorso anno accademico, i Dipartimenti di Agraria hanno registrato il più elevato aumento percentuale di studenti in entrata. Qualunque siano le ragioni, questo sta ad indicare un livello di attenzione maggiore, riguardo le potenzialità educative di un corso che di così multidisciplinari (si salta dall’economia agraria e all’estimo, alla patologia vegetale e dalla chimica del suolo all’idraulica) non se ne trovano.
Vorrei rinascere soltanto per rifare la stessa scelta.
Concordo pienamente con quanto detto dal Presidente Scaramuzzi, ma vorrei sottolineare la parola “scelta” riferita alla libertà individuale della propria formazione e conseguentemente della propria vita. Rilancio dunque la domanda: l’incremento delle iscrizioni alle Scuole Superiori e alle Facoltà di Agraria attualmente è una vera e propria “scelta” consapevole? Secondo voi?
Secondo me si è creata una sorta di moda che porta molti in queste facoltà/scuole.
E questa è dovuta in gran parte ad una visione bucolica dell’agricoltura che è data dai media, che quasi sempre la dipingono come rifugio per scappare dalla frenesia delle città.
Questo potrebbe contribuire.
Le matricole, però, si accorgono sin dal primo giorno che nello studiare Agraria non c’è nulla di bucolico. Quindi se tale numero di studenti in entrata è tanto alto quanto quelli in uscita (laureati), o quanto meno comparabili, credo che finalmente questa visione da Mulino Bianco stia lasciano posto ad una effettiva consapevolezza.
Lo spero.