Urban Farming: l’agricoltura in città Agricoltura

Quando parliamo di Urban Farming (o anche Agricoltura urbana), spesso ci viene in mente un famosissimo film di Renato Pozzetto in cui un giovane contadino si trova catapultato in una modernissima Milano e che, utilizzando un trattore come mezzo di trasporto, ingorga ulteriormente il consueto traffico cittadino. Ma non vi preoccupate, non vedrete mezzi agricoli girare per le vostre città, l’urban farming è ben altra cosa.

Secondo l’ONU, nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi di persone e spetta all’agricoltura trovare nuovi sistemi per garantire la sicurezza alimentare di ognuna di queste.

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Molte sono le domande, che i cittadini di tutto il mondo si pongono su questo tema. Ad esempio, ci si chiede se il sistema tradizione agricolo sarà sostenibile da un punto di vista ambientale e produttivo e se si riuscirà a trovare sistemi innovativi ed efficienti rispetto all’agricoltura classica, magari creando nuovi agroecosistemi. Ebbene, il nostro sistema non è ancora pronto a garantire la sicurezza alimentare necessaria.

Questo è dovuto prevalentemente a diversi fattori, come ad esempio l’arretratezza tecnologica in ambito agricolo di alcuni Paesi, la limitata quantità di terreno agricolo che va a braccio con la sconsiderata tendenza di aumentarne la superficie attraverso il disboscamento, invece di puntare sull’aumento delle produzioni per ettaro.

Per questo l’urban farming può divenire un fattore chiave per l’alimentazione umana del domani, ma è comunque opportuno ricordare che la quantità di superficie disponibile adatta alla coltivazione nei centri cittadini non permette di soddisfare il fabbisogno alimentare, ma sicuramente può rappresentare un valido contributo.

In molte città del mondo, possiamo trovare dei veri e proprio orti sui tetti dei palazzi residenziali, in grado di fornire parte degli alimenti necessari ai residenti, trasformando gli stessi cittadini in agricoltori hobbisti.

L’aumento di piante all’interno del sistema urbano non solo permette di produrre cibo, ma fornisce anche diverse esternalità positive di tipo ambientale per i cittadini grazie al rilascio di ossigeno da parte delle piante dovuto alla fotosintesi clorofilliana. Immagazzinando la CO2 atmosferica, le piante favoriscono un ambiente urbano con aria più pulita, con riduzione dei livelli di biossido di carbonio.

Alcune città hanno intrapreso la sperimentazione di zone verdi , atte alla coltivazione di ortaggi o di piante ornamentali. Gli esempi più conosciuti sono il bosco verticale di Milano (in foto) o le zone verdi in corrispondenza delle fermate degli autobus in alcune città Olandesi.

Dunque, quali i vantaggi della copertura vegetale in ambiente urbano nello specifico?

Regolazione delle temperature, dell’umidità dell’aria e aumento delle zone d’ombra che offrono riparo dalle calure estive, dato dal fatto che le piante riescono ad assorbire gran parte della luce irradiata dal sole.

Coibentazione naturale al calore degli edifici dovuta alla riflessione (albedo) ed alla assorbività della luce solare e attenuazione del rumore dovuto alle foglie.

– Aumento del benessere psicofisico, dato dai profumi e dalle stimolazioni cromatiche delle piante e dei fiori, che oltre a ricollegare inconsciamente l’ambiente frenetico della città ad un ambiente più rilassante come quello della campagna, permette una piacevole sensazione di armonia naturale, il tutto a vantaggio del design e degli spazi vitali urbani.

– Aumento del valore degli immobili.

Questo processo di colonizzazione urbana da parte delle piante può essere considerato come una sfida da parte di architetti ed agronomi per creare un sistema sicuro e sostenibile, collaborando insieme per la costruzione di edifici sicuri che permettano la coltivazione, analizzando gli indici di sicurezza degli edifici in proporzione di peso aggiunto dovuto alla coltivazione.

Nei prossimi decenni, l’agricoltura urbana potrà aiutare il nostro pianeta nella lotta alla povertà alimentare e ai cambiamenti climatici e, mentre nei campi gli agricoltori si preparano alla rivoluzione verde 4.0, cosí anche i cittadini saranno chiamati a fare la propria parte, andando a creare una sinergia locale tra due ambienti che non sempre convivono armoniosamente tra di loro: la città e la campagna.

 

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Mi chiamo Gaetano Piras, classe 1995, sono diplomato all’Istituto Tecnico Agrario “N. Pellegrini” di Sassari, e ora sono laureando in Scienze e Tecnologie Agrarie, presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Sassari.

Sono stato eletto per ben due mandati presidente della ASA Sassari (Associazione degli Studenti di Agraria), sede locale della IAAS (International Association of students in Agricultural and related Science).

Durante il mio mandato ho potuto organizzare convegni sulle diverse tematiche dell’agricoltura, accrescendo sempre più la volontà di divulgare l’ambiente scientifico agrario anche ai non adepti al settore.

Nell’anno 2019-2020 sono stato eletto vicepresidente nazionale della IAAS Italia

Gestisco insieme alla mia famiglia una azienda zootecnica.

Mi piace viaggiare e conoscere le diverse realtà legate al mondo dell’agri-food locale, sin da piccolo ho avuto diverse passioni tra cui quella per la storia classica e per l’agricoltura.

I miei campi di interesse sono:

Agricoltura 4.0

Agri-food

Zootecnia

Economia e impresa

Geo-Politica agraria

Energetica

Meccanizzazione

Sviluppo della società rurale

Storia dell’agricoltura

Agricoltura nelle scienze umanistiche

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